Le major della musica americana e la causa alle app che usano l’intelligenza artificiale per generare canzoni

Le piattaforme portate alla sbarra sono Suno e Udio, entrambe permettono in pochissimi click la composizione di brani. Abbiamo fatto la prova con un testo molto famoso

Lunedì la Recording Industry Association of America ha annunciato le azioni legali intentate da etichette tra cui le major Sony Music Entertainment, Universal Music Group Recordings e Warner Records contro l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nella musica, nello specifico contro le piattaforme per la generazione di canzoni Suno e Udio. L’accusa di fatto è quella di violazione del copyright, l’intelligenza artificiale che permette di creare canzoni, alle volte davvero molto credibili come contenuti artistici, sarebbe stata educata con opere generate da mente umana. Un caso è stato presentato al tribunale federale di Boston contro Suno AI e l’altro a New York contro Uncharted Labs, lo sviluppatore di Udio AI, la richiesta è di 150mila dollari. I due siti, che propongono entrambi un abbonamento per l’utilizzo in tutte le sue funzioni e capacità dell’Intelligenza Artificiale applicata alla musica, sono stati i primi a specializzarsi in questo settore. Suno ha una partnership con Microsoft, che si è interessata allo studio di un gruppo di esperti di machine learning di Cambridge durato due anni. Uno dei cofondatori, Mikey Shulman, ha dichiarato a Rolling Stone che lo scopo di Suno non è sostituire gli artisti, ma rendere l’app divertente e democratizzare la creazione di musica rendendola più accessibile agli altri, e anche che «è stata progettata per generare output completamente nuovi, non per memorizzare e rigurgitare contenuti preesistenti». E non solo: Suno, secondo quanto dicono i termini di servizio, dovrebbe anche identificare e segnalare quando i testi che desideri utilizzare sono soggetti a copyright invitando a richiedere l’autorizzazione per l’utilizzo. Ciò vuol dire, deduciamo, che se si carica sul sito il testo di una canzone già esistente, chiedendo di svilupparci su una canzone, l’applicazione dovrebbe riconoscere un lavoro protetto da copyright e segnalarlo. Allora noi di Open ci abbiamo provato, inserendo proprio nella piattaforma Suno, dopo esserci iscritti pagando regolarmente l’abbonamento, il più classico dei testi italiani pop: La Canzone del sole, evergreen di Lucio Battisti scritto insieme a Mogol. Vi mostriamo ora uno dei due risultati (il sito offre sempre due opzioni) sottolineando però che non è apparso alcun segnale di violazione del copyright. Non fosse un testo così noto, avremmo anche la possibilità di pubblicarlo su Spotify (la piattaforma al momento lo permette) e di conseguenza, potenzialmente, guadagnarci anche del denaro.


Tutte attenzioni che non hanno evidentemente convinto l’industria discografica, infatti lo stesso Shulman ha aggiunto: «Ho tentato di spiegarlo alle etichette, ma invece di intrattenere una discussione in buona fede, sono tornate al loro vecchio manuale guidato dagli avvocati». Anche uno degli investitori di Suno AI, Antonio Rodriguez, sempre a Rolling Stone, solo qualche mese fa, ha detto di aver investito nella società con la consapevolezza che le etichette discografiche avrebbero potuto fare causa. D’altra parte i maggiori artisti del pianeta, annusando in che direzione stava volgendo il vento, si erano già messi sul piede di guerra. Elvis Costello, i REM, Billie Eilish, Katy Perry, Jon Bon Jovi e altri duecento artisti americani ad aprile hanno firmato una lettera che chiedeva alle società di intelligenza artificiale di impegnarsi a non sviluppare tecnologie che potrebbero minare o addirittura sostituire i ruoli di cantautori o artisti. Il mese dopo il Tennessee è diventato il primo stato americano ad approvare una legislazione per proteggere cantautori, artisti e altri professionisti dell’industria musicale dai potenziali pericoli dell’intelligenza artificiale. I sostenitori hanno affermato che l’obiettivo era garantire che gli strumenti di intelligenza artificiale non potessero replicare la voce di un artista senza consenso. Udio invece, che ha lanciato la sua app ad aprile, è diventata una piattaforma popolare quando il produttore americano Metro Boomin l’ha usata per realizzare BBL Drizzy, una parodia virale delle tracce diss tra Kendrick Lamar e Drake. Secondo quanto scrive The Guardian, oggi i vertici si sono rifiutati di commentare l’azione legale della discografia.

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