Morte di Thomas Luciani, parla un testimone: «Era quasi morto e gli dicevano di stare zitto». L’orrore nei verbali

Il racconto di uno dei ragazzi presenti all’agguato, che ha detto di aver visto anche una pistola in mano a uno dei due aggressori

Emergono nuovi dettagli sull’aggressione subita da Christopher Thomas Luciani, il 17enne di Pescara trovato senza vita nel parco Robert Baden-Powell lo scorso 23 giugno. A raccontarli è un testimone presente sul luogo del delitto, amico dei due minorenni fermati per aver accoltellato e ucciso il ragazzo – un anno più grande di loro – e riferiti da Il Centro. «Faceva dei versi quasi di morte e loro gli dicevano di stare zitto. Lui era a terra, con una gamba accavallata all’altra, ripiegato a terra, esposto ai colpi sul fianco». Il movente? Un debito di droga di circa 240 euro. Che sono costate a Luciani 25 coltellate. Il testimone, figlio di un carabiniere di alto grado, dopo aver assistito alla scena l’ha raccontata a suo padre. Il quale non ha perso tempo e ha chiamato la centrale operativa. Agli inquirenti, il ragazzo ha ripetuto tutto ciò che ha visto. Dalle 25 coltellate, inferte da entrambi i minorenni, al suo mancato tentativo di fermare gli amici.


Nei verbali emerge anche «un’assenza di empatia emotiva con un fatto di tale inaudita efferatezza, tale da inveire sul cadavere», scrivono gli inquirenti. «Ero allibito, non sapevo cosa fare, volevo fermarli ma non sapevo come fare. Mentre lo facevano sembrava che non ci stessero più con la testa», racconta il ragazzo. Durante l’aggressione non si sarebbero limitati alle coltellate ma avrebbero infierito con calci, sputi, insulti, persino una sigaretta spenta sul colto.. Il suo racconto pare credibile in quanto trova riscontri sia nelle descrizioni degli altri ragazzi presenti sul luogo dell’omicidio, sia nelle immagini delle telecamere di sicurezza. Nella testimonianza, infine, il giovane ha detto di aver visto che uno dei minorenni fermati «aveva una pistola di piccole dimensioni».


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