La settimana corta funziona (qualche volta) anche in Italia. I risultati della sperimentazione di Magister Group

Nel giro di un anno, l’azienda ha visto aumentare il proprio utile netto dell’8%, a fronte di una diminuzione del 20% delle ore lavorate

E se fosse una riduzione dell’orario di lavoro a risolvere l’annoso problema della scarsa produttività delle aziende italiane? La settimana lavorativa di quattro giorni – al posto dei canonici cinque – è una ricetta che negli ultimi anni ha catturato l’attenzione di diversi Paesi europei. Nel Regno Unito è stata avviata la sperimentazione più estesa della settimana corta, che ha coinvolto 61 aziende e circa 3mila dipendenti. Simili iniziative sono state avviate anche in Islanda, Portogallo, Spagna, Belgio e da inizio 2024 anche in Germania. In Italia non esiste ancora una normativa sul tema e nemmeno un programma di sperimentazione attivo a livello nazionale. Ci sono alcune aziende, però, che hanno deciso di giocare d’anticipo, riducendo volontariamente l’orario di lavoro dei propri dipendenti a parità di salario.


La sperimentazione di Magister Group

Tra i primi a scegliere questa strada c’è Magister Group, attiva dal 1987 nel settore delle risorse umane. Il 1° marzo 2023, l’azienda guidata dalla famiglia Lombardi ha introdotto la settimana corta per i suoi oltre 300 dipendenti. Una sperimentazione monitorata insieme alla School of Management dell’Università Bocconi di Milano, i cui risultati sono stati presentati oggi, martedì 25 giugno, proprio nell’ateneo meneghino. Nel giro di un anno, l’ammontare complessivo delle ore di lavoro in azienda è diminuito del 20%, mentre ai 22 giorni di ferie previsti dal contratto collettivo si sono aggiunti altri 48 venerdì liberi. La produttività, al contrario di quanto si potrebbe pensare, non è diminuita. Anzi, Magister Group ha fatto registrare un aumento dell’8% dell’utile netto. «Il risultato va ancora monitorato, ma parla chiaro», ha commentato Simona Lombardi, consigliera di amministrazione di Magister Group e presidente della società editrice di Open. Alla presentazione dei risultati ha fatto seguito una tavola rotonda, moderata da Enrico Mentana. «Tutto è nato durante la pandemia. È in quel periodo che abbiamo capito che il mercato stava cambiando e dovevamo agire di conseguenza», ha detto Lombardi rispondendo a una domanda del direttore del TgLa7.


La vera sfida del mercato del lavoro

I risultati del monitoraggio su Magister Group sono stati presentati da Rossella Cappetta e Maurizio Del Conte, rispettivamente professoressa di Organizzazione del lavoro e professore di Diritto del lavoro all’Università Bocconi. «Lavorare meno non significa necessariamente lavorare meglio», hanno sottolineato i due esperti. Per far sì che la settimana corta funzioni è necessario rimettere mano ad altri pilastri dell’organizzazione del lavoro e soprattutto, hanno aggiunto i due docenti, respingere tre approcci al mercato del lavoro. Quello «antagonista», che predica il conflitto tra capitale e lavoro; quello «decrescista», che esalta il mito delle grandi dimissioni; e infine quello «reazionario», che ci evita la fatica di progettare lavori migliori.

Vantaggi e criticità della settimana corta

Secondo un gruppo crescente di economisti, la settimana corta porta con sé un discreto ventaglio di vantaggi. Innanzitutto perché riduce lo stress e aumenta il benessere dei dipendenti, ma anche perché, di riflesso, migliora la produttività dell’azienda. Il monitoraggio degli esperti della Bocconi sul caso di Magister Group rispecchia grosso modo queste evidenze. A un anno di distanza dall’introduzione della settimana corta, l’azienda ha visto migliorare (o, nel peggiore dei casi, rimanere stabili) i principali indicatori economici. Per quanto riguarda invece la percezione dei dipendenti, la School of Management della Bocconi ha condotto un sondaggio per analizzare l’andamento di 32 variabili: autonomia, interdipendenza, supporto reciproco, sfinimento, relazione con il leader e non solo.

Di queste variabili, la maggior parte ha visto un netto miglioramento, in particolare per quanto riguarda le emozioni positive sul luogo di lavoro. Allo stesso tempo, non sono mancate alcune criticità. L’indagine dell’ateneo milanese ha evidenziato infatti che non tutti sembrano beneficiare allo stesso modo della misura. I dipendenti uomini e più anziani sono quelli che hanno istituzionalizzato meglio la prassi dei quattro giorni lavorativi. La riduzione dell’orario di lavoro, inoltre, ha fatto peggiorare alcuni indicatori. Due su tutti: l’interdipendenza, ossia la connessione e il rapporto tra i lavoratori di diversi dipartimenti dell’azienda, e la dimensione sociale del lavoro, per esempio nei rapporti di amicizia tra colleghi.

Cosa pensa la politica italiana

In Italia, la politica sembra essersi accorta della settimana lavorativa di quattro giorni solo in tempi relativamente recenti. Nell’ultimo anno, i principali partiti del campo progressista si sono espressi a favore di questa nuova organizzazione del lavoro. Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra hanno incluso la proposta nei propri programmi elettorali per le Elezioni europee, mentre la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha detto che «abbiamo diverse ragioni per provare a sperimentare questa misura». Il governo Meloni, così come tutti gli esecutivi precedenti, non ha mai dimostrato l’intenzione di avviare una sperimentazione su larga scala a livello nazionale. È anche vero, però, che il Piano energia e clima (Pniec) redatto dal ministero dell’Ambiente include anche una spinta alla settimana lavorativa di quattro giorni, presentata come misura utile per la riduzione delle emissioni climalteranti.

Le altre sperimentazioni in corso in Italia

Magister Group non è l’unica azienda ad aver sperimentato la settimana lavorativa di quattro giorni in Italia. Nel 2024, Luxottica ha avviato una fase di prova che riguarderà circa 10mila dipendenti. Chi lo desidera potrà avvalersi di venti venerdì liberi, di cui cinque scalati dai permessi retribuiti e i restanti quindici a carico dell’azienda. Nel 2023, era stata Intesa San Paolo a proporre, sempre su base volontaria, la possibilità di lavorare quattro giorni a settimana (anziché cinque) aumentando da otto a nove le ore giornaliere. Dopodiché, anche Lamborghini ha avviato una sua sperimentazione, accordandosi con i sindacati per arrivare a una settimana lavorativa di 33 ore e mezzo. C’è poi il caso di Sace, l’azienda controllata dal ministero dell’Economia che si occupa di garanzie per l’export. Con la formula Flex4Future, sono stati eliminati i controlli sulle timbrature e sono stati introdotti lo smart working illimitato e la sperimentazione su base volontaria della settimana lavorativa di quattro giorni.

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