Uno degli indagati per l’omicidio di Thomas Luciani tentò il suicidio, l’ipotesi degli avvocati: valutare capacità di «intendere e volere»
Convalidato il fermo per i due 16enni accusati dell’omicidio di Thomas Christopher Luciani, avvenuto la scorsa domenica in un parco a Pescara. Davanti al Gip del tribunale dei Minori dell’Aquila i due ragazzi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Con la convalida, il gip ha deciso che i due ragazzi resteranno in un istituto per i minori. E ora non è escluso che i legali che assistono i due ragazzi possano richiedere una valutazione della capacità di intendere e volere dei due al momento del delitto. Uno dei 16enni che ha accoltellato a morte Luciani qualche anno fa avrebbe tentato di togliersi la vita. Come racconta il Messaggero, a novembre 2021 il ragazzo aveva 13 anni. All’epoca tentò il suicidio dal Ponte del Mare a Pescara. Un tentativo da cui il ragazzino è sopravvissuto perché cadde sulla parte coperta dalla sabbia e non sul cemento. Finì in coma e trascorse un lungo periodo in ospedale, con la famiglia che cerco di stargli vicino il più possibile. Il ragazzino si riprese e poi si iscrisse a un liceo della città. Un gesto che indicherebbe un disagio profondo, che alla luce dei fatti di domenica scorsa non sembrerebbe superato. Ed è su questo che i legali potrebbero chiedere ulteriori approfondimenti.
La scarica di coltellate
Nell’aggressione al parco Bade Powell di domenica scorsa, uno dei due indagati sarebbe stato l’autore di una prima scarica di colpi con il coltello. Sarà l’autopsia a chiarire ulteriormente i dettagli del delitto, dopo che già una prima ricognizione dei medici legali avevano individuato 25 coltellate sul corpo di Luciani. Di queste 10 alla schiena, 13 al fianco destro. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, anche sulla base del racconto di un testimone, la vittima era già a terra quando uno degli amici dei due indagati ha visto il corpo di Luciani. In quel momento il coltello passa di mano, con il secondo 16enne indagato che infierisce sul 17enne. L’autopsia potrebbe stabilire chi dei due ha inferto le ferite mortali.
Al mare dopo l’omicidio
Dopo le coltellate nel parco, il gruppo di ragazzi aveva deciso di andare al mare, per fare il bagno in una spiaggia vicina. L’autopsia potrebbe chiarire se in quel momento Luciani era stato lasciato agonizzare, o se era già morto. Il sospetto è che una telefonata tempestiva al 118 avrebbe potuto salvare la vita al 17enne. Di certo tutti e sei i ragazzi presenti sapevano che cosa fosse successo. Oltre ai due accusati dalla procura dei minori, c’era l’amico diventato testimone che avrebbe visto la scena e ha raccontato subito agli altri cosa aveva visto. Tutto il gruppo ha lasciato il parco e se n’è andato in spiaggia. Solo uno di loro ha raggiunto il gruppo più tardi al mare.
Il selfie in spiaggia
In spiaggia, il ragazzo sospettato di aver accoltellato per primo Luciani si è anche fatto un selfie che lo ritrae mentre posa sotto una palma, con lo sguardo fermo e l’espressione fiera. Quella foto è stata ritrovata nel suo cellulare e sarà cruciale anche per confrontare l’abbigliamento con quello indossato dalle persone riprese dalle telecamere di sicurezza del parco. Il testimone ha detto che nessuno aveva assunto stupefacenti al momento del delitto. Il gruppo avrebbe comprato dell’hashish dopo. Chi aveva portato Luciani nel parco poi si è cambiato, indossando una canotta scura con una scritta bianca presi da uno zainetto. Mette da parte la maglietta scura che aveva durante l’omicidio.
Il coltello e la pistola
Al momento del delitto, uno dei due indagati aveva il coltello che è stato usato per uccidere Luciani. L’altro invece avrebbe avuto una piccola pistola, che secondo il testimone sarebbe stata scarica. Agli inquirenti i due indagati dovranno anche chiarire se all’incontro con Luciani fossero andati già con l’intenzione di ucciderlo. Di certo c’è quel gesto di spacconeria, con uno dei due che mostra agli altri il coltello mentre cammina poco prima di incontrare la vittima.
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