La barista rubava dalla cassa almeno 150 euro ogni giorno, tradita da uno scontrino. «Mancavano 300 mila euro», così i titolari l’hanno scoperta

Chiuse le indagini per l’ormai ex dipendente di un noto locale nel Veneziano, accusata di furto aggravato dai suoi ex datori di lavoro

È stato uno scontrino non battuto a tradire una barista denunciata dai titolari del locale in cui lavorava perché accusata di aver rubato circa 300 mila euro dagli incassi. La vicenda per cui si sono conclude le indagini risale allo scorso anno e riguarda un noto locale di San Donà di Piave, nel Veneziano. I titolari del locale lo avevano rilevato nel 2021, facendo anche un importante investimento per rilanciarlo dopo la pandemia. Ma nonostante il bar fosse sempre pieno, gli incassi non decollavano. Al bancone del locale era stata messa una donna di fiducia, ora accusata di furto aggravato, dopo che i carabinieri l’hanno colta sul fatto mentre lavorava.


Il furto sistematico dalla cassa

Secondo i titolari del bar, la barista avrebbe preso dal registratore di cassa ogni giorno almeno 150 euro. A incastrarla sono stati i carabinieri che, dopo aver fatto una copia di alcune banconote, hanno dato il denaro ad alcuni clienti fidati perché lo spendessero nel locale. Dopo appena cinque minuti che la barista era entrata in turno, i carabinieri sono entrati e l’hanno perquisita: addosso aveva circa 50 euro rubati proprio dalla cassa.


Le indagini dallo scontrino

A lungo i titolari del bar non riuscivano a trovare una spiegazione sul calo degli incassi. La barista era considerata una persona di grandissima fiducia. Perciò non hanno mai neanche sospettato di lei. Nel frattempo però sono stati inutili i vari rimedi che hanno tentato di usare per rimettere i conti in ordine. Nonostante il taglio dei costi, l’ammanco era sempre più grave. Finché un giorno la Guardia di finanza non ha multato la barista, che perché non aveva battuto uno scontrino. È stato da lì che è suonato il primo campanello di allarme per i titolari del bar. Sarebbe stata una prassi quella di non registrare gli incassi, così che fosse più semplice prelevare soldi dalla cassa. Così i titolari del bar si sono rivolti ai carabinieri che hanno trasformato i sospetti in prove contro l’ex dipendente. Dopo averla denunciata e sostituita, gli incassi sono tornai a salire, racconta il Messaggero. Ora si attende il possibile rinvio a giudizio per l’ex barista in sede penale. E il procedimento sarà anche accompagnato da una richiesta di risarcimento per danni morali e materiali.

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