Giovani con tumori dopo uso di anabolizzanti, così è partita l’inchiesta sulla palestra di Bolzano. Il traffico di pacchi in tutta Italia: 7 arresti
È stato un medico dell’ospedale di Bolzano a far partire l’inchiesta dei carabinieri del Nas di Trento sul traffico di anabolizzanti che ha portato a sette arresti tra Roma e Milano e Bolzano. Il gastoenterologo ha trovato due ragazzi con un tumore al fegato e un altro con una grave infiammazione. Patologie che sono risultate collegati all’uso di sostanze anabolizzanti. I ragazzi hanno ammesso di aver fatto ricorso al doping. Tutti e tre frequentavano la palestra di Manuel Peer, 26 anni, personal trainer e body builder della provincia di Bolzano. Era lui a mandare i vocali con cui faceva vere e proprie prescrizioni mediche su quali esami svolgere e per tenere sotto controllo gli effetti sul fegato delle sostanze. Nei messaggi in chat citati dal Fatto quotidiano, il personal trainer garantiva: «Non ho mai avuto gente che abbia avuto problemi se si sono attenuti alle prescrizioni».
Il traffico dei pacchi
Gli anabolizzanti venivano spediti in tutta Italia. A Milano è stato scoperto un deposito con più di 2 mila confezioni per un valore stimato di 100 mila euro. Secondo la ricostruzione degli inquirenti di Bolzano, Peer prendeva le ordinazioni dei clienti e spediva semplicemente usando una grossa catena di spedizioni. Sui pacchi i nomi di mittente e destinatario erano falsi. I carabinieri sono risaliti anche a un collaboratore del personal trainer, denunciato a piede libero in concorso. A spedire i pacchi era una coppia di Roma, che forniva i clienti in tutta Italia con la complicità del titolare del negozio di spedizioni. I pacchi che arrivano a Bolzano, intercettati dai carabinieri, hanno permesso la scoperta del deposito di Milano, da cui veniva fornita la palestra in cui lavorava Peer. La coppia di Roma intanto aveva tentato di spostarsi su un altro canale, coinvolgendo un’altra persona, che è stata denunciata assieme a due collaboratori. Da ogni centro di spedizione partivano ogni mese circa 250 pacchi, per un valore di circa 65 mila euro.
L’elenco delle sostanze dopanti
L’elenco delle sostanze spacciate dai due centri di distribuzione era lunghissimo: Trembolone acetato, Testosterone enantato, insulina idroclorotiazide, ormone della crescita, Anastrozolo, Oxandrolone, Nandrolone Fenilpropionato e, come si legge nelle ordinanze delle custodie cautelari, tante altre sostanze «farmacologicamente attive idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo», che venivano commercializzate dal personal trainer e dagli altri indagati.
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