Il Consiglio Ue trova l’accordo su von der Leyen, Costa e Kallas senza il voto dell’Italia. Meloni: «Proposta sbagliata»

I 27 leader europei hanno raggiunto l’intesa nel vertice a Bruxelles. La premier ha deciso di astenersi su von der Leyen, votando contro le altre due candidature

Nel corso del vertice dei 27 leader dei Paesi dell’Unione europea per il rinnovo dei vertici delle strutture comunitarie, dopo il voto delle Europee dello scorso 8 e 9 giugno, è stato trovato l’accordo per la nomina delle tre posizioni più importanti. Passa il ticket sponsorizzato dal Partito Popolare, che può vantare il gruppo con più europarlamentari a Strasburgo, e appoggiato da Socialisti e Liberali. Ursula von der Leyen viene riconfermata presidente della Commissione europea per altri 5 anni. A guidare il Consiglio europeo per i prossimi 2 e mezzo, con possibilità di rinnovo, sarà l’ex premier portoghese António Costa, mentre è la premier estone Kaja Kallas a ottenere il via libera come Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza.


Il voto dell’Italia

La premier Giorgia Meloni ha deciso di astenersi sul voto a von der Leyen, esprimendo invece parere contrario alla nomina di Kallas e a quella di Costa. Su quest’ultima l’Italia è stato l’unico Paese a dare parere negativo. Il governo italiano avrebbe così voluto manifestare la propria contrarietà al ticket proposto dalla coalizione Pp-Pse-Renew votando contra i candidati a presidente del Consiglio e ad Alto Rappresentante. Su von der Leyen l’astensione sarebbe motivata dalle diverse posizioni dei tre partiti di maggioranza in Italia. Una porta lasciata socchiusa in attesa di conoscere il programma della presidente della Commissione Ue uscente in vista del voto dell’Europarlamento e di aprire una negoziazione sul ruolo dell’Italia. È stata la stessa Il premier a motivare la sua decisione in una nota condivisa sui social: «La proposta formulata da popolari, socialisti e liberali per i nuovi vertici europei è sbagliata nel metodo e nel merito. Ho deciso di non sostenerla per rispetto dei cittadini e delle indicazioni che da quei cittadini sono arrivate con le elezioni. Continuiamo a lavorare per dare finalmente all’Italia il peso che le compete in Europa». Il premier ungherese Viktor Orban avrebbe votato contro von der Leyen, a favore di Costa e si sarebbe astenuto su Kallas.


Le reazioni

«Sono grata ai leader per aver appoggiato la mia nomina per un secondo mandato come presidente della Commissione», ha annunciato von der Leyen, «sono felice di condividere questo momento con i miei amici Antonio Costa e Kaja Kallas. Adesso chiederò conferma al Parlamento Europeo, dopo aver presentato i miei orientamenti politici». «Sono onorata di aver ricevuto questo ruolo, la vostra fiducia significa molto», la nota pubblicata da Kallas, «dobbiamo continuare a lavorare insieme per garantire che l’Europa sia un partner globale efficace per mantenere i nostri cittadini liberi, sicuri e prosperi». Arriva poi la conferma anche del presidente del Consiglio Ue uscente, Charles Michel: «Il Consiglio europeo propone Ursula von der Leyen come candidato alla presidenza della Commissione europea, sceglie Kaja Kallas come candidato alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza ed elegge Antonio Costa come nuovo presidente del Consiglio europeo».

La proposta del Consiglio Ue all’Europarlamento

A luglio sarà l’Eurocamera in plenaria a decidere sulle proposte del Consiglio Ue. Costa subentrerà l’1 dicembre a Charles Michel senza voto del Parlamento, mentre von der Leyen e Kallas dovranno ottenere la maggioranza dei voti per veder confermata la nomina. Dopo le ultime elezioni, i Popolari possono contare su 188 eurodeputati, i Socialisti su 136 e i liberali di Renew su 75. Attualmente sarebbero 399 voti, ben sopra la maggioranza che è fissata a 361 su 720 eurodeputati. Ma non abbastanza da scongiurare possibili sorprese: tra franchi tiratori – che storicamente sono attorno al 10 per cento – ed emorragie degli ultimi giorni. Per questo von der Leyen più di altri si è spesa molto per provare a strappare ai conservatori di Ecr i voti di FdI della premier Meloni, sperando di indebolire il blocco delle opposizioni. Intorno alle 22 i leader europei riuniti a Bruxelles avevano trovato l’accordo anche sull’Agenda strategica, prima di avviare la discussione sulle nomine. Il testo è stato approvato con una aggiunta, un riferimento alla Nato. Da molti leader sono arrivate critiche per le proposte di modifiche portate avanti da Francia e Germania, sostenendo che ormai il documento fosse stato già concordato dalle diplomazie. Dopo la presentazioni di possibili contro-proposte, alla fine si è trovata l’intesa. Poi l’accordo sulle nomine e, intorno alla mezzanotte, l’incontro si è concluso.

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