Consiglio Ue, è l’ultimo atto per la scelta dei nuovi vertici. Tusk: «Non c’è decisione senza Meloni». E il Pis polacco valuta l’addio ai Conservatori – Le foto
La due giorni brussellese per i leader dei 27 Paesi membri è iniziata. Nella capitale belga è arrivato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: nell’agenda di oggi – 27 giugno -, è previsto un punto su Kiev, uno sul Medio Oriente, poi si parlerà di sicurezza e difesa. Infine, ed è il momento più atteso, dovrebbe arrivare la decisione finale sui top jobs, ovvero gli incarichi ai vertici delle istituzioni europee da assegnare per la prossima legislatura. L’attuale presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, ha esortato a chiudere l’accordo nel Consiglio europeo in corso. C’è molta attenzione sulle decisioni che prenderà Giorgia Meloni, la quale ha lamentato di essere stata messa ai margini delle trattative. Due le ragioni: la presidente del Consiglio italiana vanta una truppa di 25 eurodeputati che potrebbero risultare determinanti per il voto, a scrutinio segreto, in plenaria. Inoltre, la leader di Fratelli d’Italia è anche alla guida di Ecr, i Conservatori europei, terzo gruppo più numeroso nell’arco parlamentare europeo. Almeno per ora.
I Conservatori potrebbero perdere i 20 eurodeputati polacchi eletti con Diritto e giustizia – Pis – di Mateusz Morawiecki. Se accadesse, Ecr scenderebbe sotto i Liberali di Renew. A darne notizia è il quotidiano Politico, secondo cui sarebbe intavolato un negoziato per far nascere un nuovo gruppo di destra: oltre ai polacchi, potrebbero aderirvi i cechi di Ano, 7 seggi, gli ungheresi di Fidesz, 10 seggi, e gli sloveni di Sds, 4 seggi. Secondo il regolamento dell’Eurocamera, tuttavia, dovrebbero aderirvi i rappresentanti di almeno altri tre Paesi, requisito fondamentale per la nascita di un gruppo è infatti avere nelle file gli esponenti di sette Stati membri. Morawiecki non smentisce l’ipotesi di un addio a Meloni: «Siamo tentati, direi che la probabilità è del 50 percento», ha confermato in un’intervista a Politico.
Intanto, dopo le tensioni palesate nelle Comunicazioni alle Camere di ieri, Meloni ha ricevuto delle entrature dai leader arrivati a Bruxelles. Donald Tusk, il primo ministro della Polonia, ha parlato di un «malinteso» riguardo all’estromissione di Palazzo Chigi dai negoziati: «Nessuno rispetta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e l’Italia più di me. A volte servono delle piattaforme politiche specifiche per agevolare il processo, la posizione comune dei tre maggiori gruppi serve a facilitare il processo. La decisione spetta al Consiglio europeo. Non c’è Europa senza Italia, non c’è decisione senza Meloni. Per me è ovvio». Ancora più generoso l’intervento del premier olandese Mark Rutte: «Non è esclusa Meloni – dalle nomine Ue e dobbiamo garantire che l’Italia si senta ben rappresentata nella nuova Commissione europea e non solo». Il neo segretario della Nato ha anche spiegato che, secondo lui, «l’Ecr non è stato coinvolto in questa trattativa perché molti nella coalizione tra Popolari, Liberali e Socialisti pensano che i Conservatori non possano farne parte».
Anche dal premier greco, Kyriakos Mitsotakis, è stato fornito un chiarimento sull’esclusione dei Conservatori dalle trattative per i top jobs. Arrivando al summit di Bruxelles, ha spiegato: «Tre famiglie politiche hanno discusso tra loro e hanno presentato una proposta, alla fine spetta al Consiglio europeo prendere la decisione. Non è un processo per escludere, non è mai stata nostra intenzione escludere nessuno o offendere qualcuno. Personalmente ho molto rispetto per Meloni, la prima ministra italiana. L’Italia è un Paese molto importante nell’Ue e sono sicuro che affronteremo tutti questi problemi e preoccupazioni nelle discussioni che avremo». I toni più accesi, a margine del vertice, sono sempre quelli di Viktor Orban. L’ungherese ha accusato così i principali attori delle trattative: «Gli elettori europei sono stati ingannati. I Popolari hanno formato una coalizione di bugie con i Socialisti e i Liberali. Non sosteniamo questo accordo vergognoso».
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