Attenti al fungo russo! Il ministero li richiama dal mercato per rischio microbiologico: possibile presenza di botulino nella salamoia

La specialità siberiana, una volta affettata, viene lavorata in uno stabilimento tedesco della società Lackmann

Willstätt è un paesino di 10 mila abitanti del Sud della Germania. Si trova nel land tedesco del Baden-Württemberg e dista una dozzina di chilometri da Strasburgo. Qui ha sede un’azienda che si occupa di trasformazione agroalimentare, specializzata nella commercializzazione di prodotti russi. La Lackmann Food Group. Sul suo sito, si legge: «Dal 1998, la nostra azienda produce prodotti esclusivi e prelibatezze nazionali russe». Nel catalogo, anche una specie di fungo, la russula delica, che viene affettata e conservata con la salamoia. Il ministero della Salute italiano ha deciso di ritirare dal mercato i barattoli di questi funghi, raccolti in Siberia, per rischio microbiologico. Nello specifico, il prodotto è sospettato di provocare il botulismo. Ovvero, come spiega il glossario dell’Humanitas, quella «grave intossicazione causata dalle tossine prodotte dal batterio Clostridium botulinum. Con il termine “botulino” si definisce il microrganismo responsabile dell’intossicazione».


Il lotto di produzione sospettato di contenere il botulino è relativo alla data del 20 novembre 2023, con un termine minimo di conservazione fissato al 20 maggio 2025. Questa gamma di prodotti era stata lanciata sul mercato pochi anni fa, nel 2021. L’azienda tedesca si vantava di offrire ai consumatori dei funghi selvatici provenienti dalla regione della Siberia occidentale. I funghi, secondo lo storytelling del produttore, venivano raccolti in aree forestali così poco urbanizzate che «la gente del posto ama dire: “Ci vogliono tre giorni con le renne per arrivarci”». E come farebbero questi funghi ad arrivare sugli scaffali riforniti dalla Lackmann Food Group? Anche in questo caso, la narrazione sembra sfociare nella poesia bucolica: «Gli abitanti del posto raccolgono funghi e bacche, di cui c’è abbondanza nelle foreste, e li vende alle fabbriche, che li puliscono e li confezionano manualmente».


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