Perché Piotta accusa il Premio Tenco di poca trasparenza nelle votazioni. Ecco cosa è successo

Il Club Tenco ha risposto al musicista sulla categoria “sbagliata” scelta per la candidatura. Ma il tema dei voti poco chiari resta

«Ieri sono uscite le cinquine del Premio Tenco. Pur avendo ricevuto tantissimi voti da molti dei giurati, che ringrazio uno per uno, ‘Na notte infame non è dentro», chiede chiarezza riguardo le votazioni delle Targhe Tenco Tommaso Zanello, in arte Piotta, che aveva candidato il suo ultimo album, ‘Na notte infame, nella categoria Miglior album in dialetto, ma è rimasto fuori dalla cinquina finale. Il Club Tenco non fornisce, nemmeno agli stessi giurati, dati precisi riguardo la prima votazione, quella in cui ogni giurato è chiamato a proporre da zero a tre nomi e titoli per ogni categoria. Non si sa dunque con quanti voti, se per esempio prendiamo in considerazione la categoria in cui Piotta contava di gareggiare quest’anno, Eleonora Bordonaro, Mesudì, Setak, Massimo Silverio e Davide Van De Sfroos si sono guadagnati la loro nomination. L’accusa che muove il rapper romano però è grave: «Girano voci che questi voti non siano stati proprio presi in considerazione. Se fosse così mi chiedo: come mai? Se il Club Tenco potesse darci la motivazione, darebbe prova di grande trasparenza, per rispetto di tutto il progetto -viste anche le motivazioni da cui nasce- e di tutti i giornalisti che votano». Il direttivo del Club Tenco ha risposto a strettissimo giro, come scrive, «In nome della trasparenza che da sempre lo contraddistingue. E lo fa pubblicamente, nelle stesse modalità di richiesta dell’artista. Le cose stanno così: il disco “’Na notte infame” ha ricevuto diversi voti dai giurati, ma nella categoria “Miglior album in dialetto” e, secondo i parametri inequivocabili del nostro regolamento, i testi dell’opera non sono scritti e cantati per oltre il 50% in alcun dialetto o lingua minoritaria». Al netto dell’impossibilità di sapere cosa esattamente abbiano votato i 328 giurati, dato che vengono resi pubblici solo i risultati dell’ultima votazione, quella che decreta il vincitore delle singole categorie, da regolamento un’opera candidata nella categoria miglior album in dialetto deve «contenere almeno la metà dei brani che siano afferenti alla categoria nella quale concorrono, salvo casi particolari da valutare di volta in volta» e che, sempre da regolamento, in ogni caso, «Per qualsiasi controversia o dubbio, la decisione finale e insindacabile è del Direttivo del Club Tenco».


Difficilmente dunque, dati i presupposti, Piotta potrà imputare il Club Tenco di alcuna scorrettezza nei propri confronti, rimarrà il dubbio riguardo cosa si intende per dialetto e come si calcola con precisione quando si scavalca quota 50% di utilizzo del dialetto. Ma soprattutto, perché non è stata negata a Piotta, prima delle votazioni, la candidatura in una categoria nella quale comunque non avrebbe potuto vincere? E se Piotta ha preso «diversi voti dai giurati» vuol dire che diversi giurati, in quanto esperti di musica, hanno ritenuto ‘Na notte infame un album dialettale, o perlomeno buono per la categoria, questo dovrebbe o no fare la differenza? Da regolamento no, tutto torna nelle mani del direttivo. Assolutamente lecito però da parte dell’artista chiedere chiarezza sui dati che portano alla composizione delle cinquine finali che ogni anno, in effetti, creano accesi dibattiti interni all’ambiente. Come è possibile, si chiedono in tanti, non solo lato Piotta, che artisti da pochissime centinaia di ascolti mensili su Spotify, preso come termometro credibile della discografia italiana, che quindi rasentano l’effettiva inesistenza sul mercato, riescano ad attirare l’attenzione di un tale numero di giurati da guadagnarsi una nomination in una o addirittura più categorie? Quanti dei 328 giurati del Premio Tenco poi effettivamente votano? Quanti giurati del Premio Tenco si occupano effettivamente ogni giorno di musica? Rendere pubblico il conteggio finale delle votazioni anche della prima selezione forse farebbe in modo che ogni anno non circolassero regolarmente gli stessi dubbi riguardanti il più autorevole e credibile premio della musica italiana.


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