Tumore al seno, la «terapia del freddo» al posto del bisturi: addio cicatrici e anestesia totale
L’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, con il supporto della Fondazione Umberto Veronesi, ha lanciato uno studio clinico per valutare l’efficacia della crioablazione nel trattamento del tumore al seno, al posto del bisturi. Questo vorrebbe dire meno cicatrici, nessuna anestesia totale, intervento in day hospital e drastica riduzione dei costi per il sistema sanitario. Il progetto mira a reclutare 234 pazienti di età superiore ai 50 anni con tumori al seno di dimensioni ridotte (fino a 15 millimetri) e a basso rischio di recidiva. La crioablazione, una tecnica consolidata che utilizza temperature molto basse per distruggere i tessuti tumorali, può essere eseguita con un approccio poco invasivo.
Come funziona
«È sicura e mini-invasiva, non richiede un intervento chirurgico e viene effettuata in anestesia locale, permettendo alla paziente di tornare a casa lo stesso giorno», spiega Franco Orsi, direttore della Radiologia interventistica dell’IEO, al Corriere della Sera. Questa tecnica, in realtà, viene già impiegata con successo per trattare tumori ai reni, ai polmoni e metastasi ossee. «La procedura consiste nell’inserire una sonda delle dimensioni di un ago direttamente nel tumore sotto guida ecografica», spiega Orsi. «La sonda rilascia una carica refrigerante che può raggiungere i -190 gradi. Distruggendo il tumore e i suoi margini, senza dolore per la paziente, che è sottoposta a una blanda sedazione».
Meno invasività
Numerosi studi hanno già dimostrato che la crioablazione può ottenere risultati simili alla chirurgia tradizionale. Con vantaggi significativi in termini di risultato estetico, minori complicanze e costi ridotti. Il trial americano ICE3 ha mostrato che, a cinque anni dalla crioablazione, il 96,4% dei pazienti non aveva recidive. «La chirurgia rimane il trattamento standard per il cancro al seno, ma negli ultimi 40 anni l’obiettivo è stato ridurre al minimo l’invasività», afferma Paolo Veronesi, direttore del Programma Senologia IEO e presidente della Fondazione Veronesi. «I trattamenti percutanei come la crioablazione offrono una valida alternativa, garantendo la stessa sicurezza oncologica con un minore impatto sulla vita delle donne», aggiunge. «Con questo primo studio italiano, vogliamo dimostrare che la crioablazione percutanea nel trattamento del carcinoma mammario a basso rischio non è inferiore alla chirurgia tradizionale», conclude Orsi.
Leggi anche:
- Fedez e la beneficenza per Amatrice e la ricerca sui tumori celebrali infantili: «Una mancanza di trasparenza diventata consuetudine»
- Febbre Oropouche, in Veneto primo caso europeo: che cos’è e quali sono i sintomi
- Spazio, scoperta la galassia più «giovane» di sempre: nata 290 milioni di anni dopo il Big Bang