Al Gore punta il dito contro l’Italia: «A cosa servono tutti questi gasdotti? Sono l’equivalente di 300 centrali a carbone»
«L’Italia è tra i Paesi europei che lavorano al maggior numero di nuove infrastrutture per i combustibili fossili. È folle, stiamo minacciando il futuro dell’umanità con tutti questi gasdotti». Più che una lezione assomiglia a una vera e propria arringa l’intervento di Al Gore al centro congressi La Nuvola, a Roma. L’ex vicepresidente degli Stati Uniti ha portato per la prima volta in Italia una delle celebri training sessions della sua ong The Climate Reality Project, fondata nel 2006. Tre giorni di incontri e workshop, da venerdì 28 a domenica 30 giugno, per discutere non solo dell’effetto devastante dei cambiamenti climatici, ma anche (o forse soprattutto) del ventaglio di soluzioni a disposizione per contrastarne l’avanzata. «Unite le vostre voci, dite la verità al potere, scegliete e votate. Il futuro dipende da voi», dice l’ex braccio destro di Bill Clinton, Premio Nobel per la pace nel 2007, agli oltre mille giovani che si sono dati appuntamento per ascoltare le sue parole.
L’attacco alla lobby fossile
Dal palco de La Nuvola, Al Gore punta il dito innanzitutto contro le aziende dell’Oil & Gas. Quella dei combustibili fossili, attacca il Premio Nobel per la pace, è «la più potente lobby di tutti i tempi» e ha il potere di piegare a proprio piacimento le politiche energetiche dei governi. Un discorso che ricalca, sia nei toni che nei contenuti, molte battaglie portate avanti dalle principali associazioni ambientaliste. Con la differenza che a parlare in questo caso è un ex vicepresidente degli Stati Uniti, forte della grinta di un giovane attivista e dell’arte oratoria di chi ha trascorso una vita in politica e otto anni alla Casa Bianca. Nel suo discorso-lezione, Al Gore non risparmia nemmeno un attacco frontale alle politiche energetiche italiane. «C’è già più gas di quanto ne occorra e si continuano a progettare nuove importazioni di gas naturale liquefatto. Se saranno realizzati tutti i progetti di cui si parla, sarà come aver costruito più di 300 centrali a carbone», spiega l’ex vice di Bill Clinton. Breve digressione e poi si torna a snocciolare dati: «Tra il 2020 e il 2022, l’Italia ha dato quindici volte più soldi ai combustibili fossili che alle rinnovabili», attacca ancora Al Gore, mentre sui maxi schermo alle sue spalle giganteggia il logo di Eni. E attenzione, avverte il Premio Nobel, a non farsi ingannare da strumenti come la cattura e lo stoccaggio della CO2. Perché le aziende fossili, chiosa Al Gore, «sono più brave a catturare i politici che l’anidride carbonica».
Una rete globale di climate leaders
Dal 2006, anno in cui è nato The Climate Reality Project, le training sessions di Al Gore sono diventate un appuntamento imperdibile per chiunque si occupi di clima. L’organizzazione fondata dall’ex vicepresidente americano può contare su 11 rami attivi in diverse aree del mondo e una rete internazionale di circa 3,5 milioni di persone. «È da quasi vent’anni che organizziamo training come questo con l’obiettivo di istruire le persone sulla scienza dei cambiamenti climatici. Il negazionismo climatico esiste ancora, ma oggi ha assunto forme diverse», ci spiega Phyllis Cuttino, presidente e ceo dell’associazione fondata da Al Gore, nel backstage del palco romano. Le priorità di Climate Reality sono quattro: ridurre le emissioni, finanziare una «transizione giusta», esporre il greenwashing e rafforzare la cooperazione internazionale. «I temi che trattiamo – aggiunge Cuttino – diventeranno via via sempre più urgenti, per il semplice motivo che sempre più persone vedono con i propri occhi le conseguenze dei cambiamenti climatici».
Il focus sull’Italia
La sessione di training che si svolge in questi giorni a Roma è la 56esima dalla fondazione del progetto, ma è anche la prima in assoluto che si svolge in Italia. «Il focus di queste giornate è sull’Europa Meridionale, che è uno dei territori più esposti alle conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici», ci spiega Paola Fiore, coordinatrice di Climate Reality per l’Italia. «Io mi sono formata alla training session di Miami del 2015, poco prima dell’Accordo di Parigi e della Laudato Sii di Papa Francesco», racconta Fiore. Dopo quell’esperienza, ha deciso di entrare a far parte attivamente dell’organizzazione, contribuendo soprattutto a creare una rete tra chi vorrebbe attivarsi per fare la propria parte contro i cambiamenti climatici, ma non sa bene da dove cominciare. «A chi si informa ed è ben consapevole della crisi climatica può capitare di sentirsi solo o impotente. Questi incontri – precisa Fiore – permettono di condividere, unirsi, collaborare e soprattutto passare all’azione».
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