Shimpei Tominaga morto per fermare una rissa, parla il 19enne che l’ha colpito: «Voglio restare in carcere: basta pesare sui miei genitori»

Figlio di un carabiniere in congedo, Samuele Battistella ha chiesto al suo avvocato di non fare ricorso al tribunale del Riesame

Non vuole andare ai domiciliari, ma restare in carcere Samuele Battistella, il 19enne di Marego di Piave, nel Trevigiano, accusato di aver ucciso con un pugno l’imprenditore giapponese Shimpei Tominaga a Udine. Il ragazzo al suo avvocato Tino Maccarone è apparso prostrato, confuso nel ricordi della vicenda di cui è accusato. Ma con un’interazione ben chiara: «Non voglio andare ai domiciliari – ha detto al suo legale citato dal Gazzettino – perché non me la sento di dare quest’altro peso ai miei genitori». Figlio di un carabiniere in congedo, Battistella vivrebbe con disperazione quel che ha fatto, spiega il suo avvocato. Rivolge il suo pensiero di vicinanza alla vedova di Tominaga e al figlio 13enne rimasto senza padre. «Attenderò il processo in prigione – ha detto il 19enne al suo avvocato – vorrei tornare indietro nel tempo, ma non è possibile».


Gli arrestati

In carcere con Battistella sono finiti anche il 19enne Daniele Wedam e il 21enne Abdallah Djouamaa, entrambi di Conegliano. Per loro invece gli avvocati stanno valutando se chiedere la scarcerazione per passare ai domiciliari. Tutti gli indagati vivono con le rispettive famiglie. Perciò i legali dovranno prima ottenere la disponibilità dei congiunti ad accogliere i ragazzi per gli eventuali domiciliari.


«Sono stato io»

I tre sono stati arrestati per l’aggressione avvenuta ai danni dell’imprenditore giapponese nella notte tra venerdì 21 e sabato 22 giugno. I tre avevano prima aggredito due ragazzi ucraini. Uno di loro si era rifugiato in un ristorante, dove Tominaga aveva provato a dividerli. È stato in quel momento che Battistella ha sferrato un pugno all’imprenditore di 56 anni, che dopo quattro giorni di agonia è morto. Sin da subito, Battistella non ha negato le sue responsabilità. «Sono stato io a dargli il pugno che l’ha fatto cadere – aveva detto agli inquirenti – ma non avrei mai immaginato che quell’uomo potesse morire». Il suo avvocato ha comunque intenzione di chiedere l’autorizzazione per i colloqui coni genitori per Battistella e Wedam.

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