Marco Nosotti e la morte della moglie malata di tumore: «Ho bisogno di ricordare la voce di Silvia per non dimenticarla mai»

Il giornalista di Sky racconta il leiomiosarcoma della consorte e il suo decesso durante Italia-Spagna

Il giornalista di Sky Marco Nosotti ha subito di recente la perdita della moglie Silvia, morta di tumore. I due erano sposati da 28 anni. «Stava male da tempo. Tutto è cominciato alla fine degli altri campionati europei, quelli che l’Italia vinse. Tornai a casa, a Formigine, vicino Modena, e lei mi disse che dalle analisi risultava che era malata di leiomiosarcoma, un tumore dei tessuti molli. Mi disse “adesso togliamo tutto e vediamo cosa succede”. Purtroppo c’è stata la recidiva e si è ripresentato. Da lì è cominciata la sua battaglia, la nostra battaglia. Abbiamo vissuto quello che vivono tutte le persone, le coppie e le famiglie che hanno a che fare con malattie gravi», dice oggi a Walter Veltroni sul Corriere della Sera. Silvia, racconta Marco, ha affrontato la chemioterapia, il dolore oncologico e quello neuropatico. Ma alla fine non ce l’ha fatta.


Leiomiosarcoma

«Il dolore la colpiva sul nervo sciatico ed erano sempre meno i momenti di serenità e sempre più quelli di sofferenza. Ho chiesto a Sky di lavorare vicino a casa, in quel periodo. C’erano da fare le notti, con lei. Ha voluto restare a casa, nella sala, per partecipare alle cose della vita di tutti e noi abbiamo tenuto sempre aperta la nostra abitazione», ricorda ancora l’inviato. Dopo la prima partita dell’Italia contro l’Albania la salute di Silvia è precipitata. La sera di Italia-Spagna «ci stavamo preparando a vederla insieme, facendo finta che tutto fosse normale. Quella sera, prima che iniziasse la gara, Federica Masolin, dallo studio, mi ha mandato un abbraccio chiudendo la trasmissione. Mio figlio mi ha suggerito di dirlo alla mamma, ma nel momento in cui sono cominciati gli inni nazionali Silvia è spirata. Ricordo che poco prima, tra un’iniezione e l’altra, il suo sguardo si era fatto di nuovo vivo e presente. Mi ha quasi chiamato a sé. Non poteva parlare, ma lo faceva con gli occhi. Le ho giurato amore per sempre e lei mi ha risposto con un bacio appena accennato, era troppo debole. Poi è tornata nel buio del suo dolore».


Non vuole dimenticare

Adesso, dice Nosotti, lui non vuole dimenticare: «Io ho bisogno ora di ricordare, ho una gran voglia di risentire la voce di Silvia, non voglio dimenticarla, mai. Lei voleva sempre che fossi chiaro, asciutto, senza fronzoli, nel raccontare. Mi raccomandava, da maestra, di limitare le incidentali e di andare al sodo. Prima che partissi per Dortmund mi ha detto “vai tranquillo, fai il tuo mestiere, io ti guardo in tv”. Ecco. Quello del giornalismo è un mestiere, più che un lavoro. È una cosa importante, antica. Fatta non solo di tecnica, ma, soprattutto, di etica e di umiltà. Per questo ora sono qui, col mio dolore, per raccontare ciò che vedo».

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