Armi stampate in 3D, pedopornografia, la lista degli obiettivi: cosa c’era nella casa del complottista romano Kilob
Armi artigianali stampate in 3D. Questo è quello che si sono trovati di fronte gli investigatori della Digos di Roma quando sono entrati nell’abitazione di Gianmarco Fiacchi, 20 anni, originario della zona Nord della Capitale e figlio di un funzionario del ministero degli Esteri, agli arresti domiciliari da quasi un mese. Sul suo conto ci sono tante informazioni – convinto suprematista bianco, una certa dimestichezza con l’informatica e l’hacking, foto e dati sensibili di giovani ripresi di nascosto pubblicati online – e una certezza: Kilob, il suo nome sul web. Quanto alle armi, secondo gli investigatori, citati dall’edizione romana de La Repubblica, pare che il 20enne non avesse intenzione di compiere stragi. O quanto meno non se ne trova traccia. Ma le usava solo come passatempo nella sua casa di campagna.
La lista
Tra i suoi documenti è stato trovato anche un nutrito elenco – The List – di presunti nemici dei bianchi e altre figure che nel tempo hanno espresso posizioni contrarie a quelle del suprematismo e per questo meritano di essere puniti. Alcuni dei nomi sono quelli tipicamente presi di mira dai complottisti. C’è Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ritenuto anti-bianchi e anti-lavoratori, con gli indirizzi di diverse delle sue abitazioni in California. A fianco al suo nome, l’immagine di un mitragliatore. Nella lista anche Mark Zuckerberg. Il fondatore di Facebook viene definito «miliardario ebreo, informatore della Cia, dell’Fbi e della Nsa [l’agenzia di sicurezza degli Usa, ndr]». Alcuni accenni su dove trovarlo: passa la maggior parte del tempo a Palo Alto, e ha 16 bodyguard. Tra gli obiettivi anche lo stilista Ralph Lauren «miliardario ebreo e neo liberale, importante lobbista democratico, la cui compagnia realizza gli abiti del presidente Joe Biden». Per lui niente indirizzi ma coordinate geografiche.
L’idolo: lo stragista di Christchurch
Nell’elenco si trovano anche Tim Cook, attuale Ceo di Apple, e diversi personaggi invisi a Donald Trump. L’ex presidente e candidato alle prossime elezioni ha spesso nutrito i complotti di QAnon con le proprie dichiarazioni, ottenendo risultati disastrosi culminati nell’assalto a Capitol Hill. Ci sono anche medici che negli anni della pandemia si schierarono a favore del lockdown e dei vaccini, tra tutti Anthony Fauci primo consulente medico dell’amministrazione Biden fino al dicembre del 2022, e descritto come «perpetuatore della bufala pandemica, dei lockdown, della vaccinazione obbligatoria e della vaccinazione dei bambini». Tra le figure di riferimento di Kilob c’era Brenton Tarrant, autore della strage di Christchurch, in Nuova Zelanda, nella sparò e uccise circa 50 persone in un centro islamico durante la preghiera. Secondo gli investigatori, la lista sarebbe servita a dare informazioni a individui come lui.
La chat su Telegram
Tutti i 47 nomi contenuti nella lista sono stati diffusi su un canale Telegram creato dai seguaci del complottista romano. Il canale risulta ancora reperibile, con una versione in russo e una una in inglese. Vilebin il nome della chat, presente sull’app in più versioni per scongiurare che una chiusura forzata possa disperdere le informazioni che fino a poco tempo fa erano presenti anche su un sito. Immortalato in una foto in cui la fidanzata di Kilob mostra una richiesta di archiviazione della procura di Roma. Probabilmente – riporta ancora Repubblica – il documento riguarda l’inchiesta del 2022 della polizia postale in cui venne contestato al giovane il possesso di alcuni file di natura pedopornografica.
Sul sito, infatti, venivano diffuse immagini trafugate senza il consenso dei proprietari che spesso erano ritratti in situazioni intime. «Kilob non è più il proprietario del nome Vilebin. Le forze dell’ordine hanno le mani su tutto ciò che possiede: questo è il vero Vilebin adesso», si legge in uno degli ultimi messaggi. «Ciao a tutti se non lo sapete ancora Kilob è stato arrestato e probabilmente non tornerà mai più e non lo vedremo per un po’. Detto questo, il sito sarà sotto una nuova proprietà», recita invece quello che apre il nuovo canale.