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Francia, Bardella ora sogna il governo: «Sarò il primo ministro di tutti, dateci la maggioranza». Macron apre alle sinistre: «Uniamoci contro l’RN»

30 Giugno 2024 - 20:56 Simone Disegni
Tra sette giorni si decide l'esito del Paese: si profila un'inedita convergenza tra liberali e sinistre per fare blocco contro l'estrema destra

Tre settimane fa, il presidente della Repubblica aveva stupito – di più, scioccato – tutti, a partire dai suoi alleati e collaboratori, presentandosi in video a pochi minuti dalla chiusura dei seggi (delle Europee) per annunciare lo scioglimento delle Camere. Anche stasera, al termine del primo turno delle legislative, Emmanuel Macron non ha impiegato più di dieci minuti a reagire all’esito del voto: anzi, alle indicazioni neppure ufficiali date dagli exit poll. Ma questa volta le armi dell’Eliseo sono spuntate. «Di fronte al Rassemblement National, è arrivato il momento di un’ampia unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno», ha dichiarato Macron nonappena letti gli exit poll che danno l’RN a quota 34%, e a un passo (potenziale) dalla maggioranza assoluta all’Assemblée Nationale. Non lo dice esplicitamente, Macron, ma sembra di fatto il via libera all’unione delle forze tra la sua coalizione centrista e il blocco delle sinistre del Nouveau Front Popolare, pur agli antipodi su quasi tutti i dossier, nel nome del “cordone sanitario” anti-estrema destra. «L’elevata partecipazione al primo turno di queste elezioni politiche dimostra l’importanza di questo voto per tutti i nostri connazionali e la volontà di chiarire la situazione politica nel Paese. La loro scelta democratica ci impegna», fa sapere ancora Macron. Alle sue parole fanno eco quelle arrivate poco dopo da Jean-Luc Mélenchon, il leader della sinistra radicale de La France Insoumise. Che veicola di fatto lo stesso concetto, in termini ancora più chiari. Tutti i candidati del Nouveau Front Popolare saranno ritirati qualora si siano qualificati come terzi al in vista del ballottaggio, così da sostenere i candidati del centro filo-Macron. «La nostra consegna è chiara: neppure un voto, neppure un seggio in più per il Rassemblement National», fa sapere Mélenchon.

Le Pen e Bardella spingono per arrivare al governo

Clima e propositi opposti sull’altro versante, quello del Rassemblement National. A parlare per prima è Marine Le Pen, rieletta a valanga nel Pas-de-Calais. «La democrazia ha parlato: i francesi hanno testimoniato la loro volontà di votare pagina dopo 7 anni di potere corrosivo e sprezzante», dando al suo partito «un segnale di fiducia che ci onora e ci vincola». Quanto al blocco pro-Macron, esso esce dal voto «completamente cancellato». Appello finale ai francesi, compresi quelli che oggi hanno fatto una scelta diversa: «Ora dateci la maggioranza assoluta» per poter governare. Sulla stessa linea si attesta il delfino Jordan Bardella, che si presenta in tv 40 minuti dopo la chiusura dei seggi, con l’aria di chi già respira l’aria del governo. «I francesi sono stati all’altezza della loro responsabilità, hanno emesso un verdetto senz’appello. Ora restate mobilitati per un ultimo sforzo domenica prossima», sprona i “suoi” concittadini Bardella. Che già pone il ballottaggio di domenica prossima come la sfida finale tra due visioni della Francia, e non tre.

La scelta di campo secondo Bardella

«Il campo presidenziale esce ancora sfiduciato, non è più in grado di vincere. Per la Francia ci sono due cammini di fronte: la vittoria del Nouveau Front Populaire condurrebbe al disordine, all’insurrezione e al disastro economico. Hanno candidati indagati, vogliono disarmare la polizia e aprire le porte all’immigrazione, sono senza limiti morali, Mélenchon e i suoi amici fanno correre al Paese un pericolo esistenziale». Dall’altra parte, per Bardella, c’è l’RN coi suoi alleati, che garantirebbe invece – assicura – «la sicurezza, la pace fiscale, la difesa del lavoro. Chiamo i francesi che credono nella libertà a raggiungerci per consolidare questa dinamica e far vincere l’RN contro chi vuole distruggere la Repubblica». Infine, un ramoscello d’ulivo “istituzionale” da futuribile premier. «Voglio diventare il primo ministro di tutti, aperto al dialogo e all’unità della nazione, il primo ministro del quotidiano, un primo ministro di coabitazione, rispettoso delle prerogative del presidente della Repubblica ma determinato sulle nostre priorità politiche». Per la Francia s’annuncia la settimana più carica di tensione politica da decenni, fino al giorno del verdetto, domenica prossima.

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