Una bomba Achille Lauro, Salmo e Gemitaiz, delude Anna, che ridere Lundini. Tutte le nostre recensioni

Torna il solito morbido Diodato con la sua visione poetica e romantica delle cose, e gli Eugenio in Via Di Gioia, che mettono la loro musica al servizio della causa del rapper iraniano Toomaj Salehi

Anna – Vera Baddie

Uno dei dischi più attesi dell’anno, d’altra parte non è che il rap italiano trabocchi di rapper donne, per cui questa curiosità ci sembra del tutto naturale. Forse perché si sperava che queste nuove diciotto tracce rappresentassero uno snodo cruciale nella cronologia del game italiano, l’inizio di qualcosa, una proposta che fosse nuova non solo perché penna e voce appartengono ad una donna, l’unica riuscita a farsi un nome che richiama attenzione almeno quanto quello di un collega uomo, ma perché ci fosse una visione, in quanto donna, certo, diversa, in termini di flow ma soprattutto di contenuti. Invece parliamo di un album medio, condizionato da una spudorata e affannosa caccia alla hit, questo comporta che le sonorità seguono la scia del già sentito, del già funzionante, non ci si prende troppi rischi, finendo per confondersi nella selva di musica italiana che va forte in classifica ma che nella sua prescindibilità non dura oltre il quarto d’ora canonico. Evidenti i limiti in termini di composizione, come costruzione delle barre, sempre piuttosto piatte, senza che vengano proposti doppi salti mortali. Ma anche in termini di contenuti, solo a tratti davvero interessanti, nella maggior parte delle volte la proposta risulta identica a quella di tutti gli altri, cosa che ammoscia un pò la sensazione dopo questa fantomatica attesa. Ci sono buoni momenti, come ABC, salvata dal tocco sempre magistrale, istintivo, divino, di quel fenomeno di Thasup, l’unica autentica giovanissima rivelazione del rap italiano degli ultimi anni; niente male anche I Love It con Artie 5ive e poi Hello Kitty, altra cassa dritta in compagnia dell’unico feat. femminile dell’album, Sillyelly. Per il resto solo un frappé appena appena digeribile fatto di musica già sentita e balle di fieno che rotolano in un ricco ma ugualmente desolante deserto di intuizioni, idee e cose da dire. Intendiamoci, nessuno chiedeva ad Anna un disco femminista, ci mancherebbe, ma possibile che l’unica rapper che ha davvero superato una certa soglia di credibilità discografica, nel 2024, in Italia, con tutto quello che succede, per quanto giovane, non abbia voglia e capacità di prendere una posizione forte? Non abbia voglia di rivendicare qualcosa in maniera netta e potente? Possibile che non abbia sentito la necessità artistica di andare oltre accenni e cliché? Così pare. Infatti, sarà che le aspettative erano piuttosto alte, forse troppo, ma questo disco vale pochino.