Il professor Murubutu e l’utilità del rap nelle scuole – L’intervista

Il rapper e docente di scuola superiore a Open: «Il rap è un fenomeno vasto. Se un insegnante, un’autorità, un adulto in generale, reprime o chiude, otterrà esattamente l’effetto contrario»

Nonostante il rap sia stato ormai istituzionalizzato dai numeri come il genere più ascoltato dai giovani, ancora in molti lo guardano con sospetto. Non naturalmente i rapper, men che meno Murubutu, maestro del conscious rap, un artista vero, quotato, apprezzatissimo nell’ambiente, ma anche un docente di filosofia e storia presso il liceo Matilde di Canossa di Reggio Emilia.


In pochi in Italia celebrano la parola come lui, ancor meno sono quelli che hanno percepito, studiato e poi spiegato l’intensa connessione intellettuale tra letteratura e rap. Nella sua lunga carriera, cominciata negli anni ’90, quando il rap rappresentava una nicchia ben poco attraente per il pubblico mainstream, lo ha spiegato con i suoi meravigliosi album, ma anche con numerose iniziative per farsi connettore tra due mondi che forse più si cerca di tenere separati e più si uniscono in quella fascinosa segretezza che tutti i ragazzi sviluppano con la propria musica, di qualsiasi genere. «Siccome è un fenomeno estremamente vasto – spiega a Open – condannarlo non serve, reprimerlo è impossibile, bisogna capirlo, che non vuol dire accettarlo, bisogna interpretarlo e poi dopo riflettere, condividere. Non vuol dire farselo piacere a tutti i costi, però se un insegnante, un’autorità, un adulto in generale, reprime o chiude, otterrà esattamente l’effetto contrario».

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