Elezioni in Francia, la vittoria di Le Pen e Bardella e la desistenza che può cambiare i risultati al secondo turno

Rn ottiene un terzo dei voti dell’elettorato. Ed elegge 39 deputati contro i 32 del Fronte Popolare. Ma il 7 luglio la partita potrebbe riaprirsi. Anche se per ora non c’è accordo tra sinistra e macroniani

Le elezioni in Francia consegnano una vittoria netta al Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Secondo le ultime stime Rn e i suoi alleati hanno ottenuto tra il 33,2 e il 33,5% dei voti. Ovvero il miglior risultato nel primo turno elettorale dopo le elezioni europee. Il Nuovo Fronte Popolare che riunisce la sinistra è tra il 28,1 e il 28,5%. Mentre Ensemble di Emmanuel Macron è accreditato tra il 21 e il 22,1%. Ma l’esito del primo turno potrebbe cambiare con gli accordi di desistenza. Il magic number è 289. Questo è il numero di seggi che un partito deve conquistare all’Assemblea Nazionale per avere la maggioranza. E molte sfide si decideranno nel secondo turno del 7 luglio. Nel quale correranno tutti i candidati che hanno ottenuto il 12,5% dei voti. «Abbiamo bisogno della maggioranza assoluta», ha detto Le Pen. E averla potrebbe essere complicato.


Il secondo turno alle elezioni in Francia

Il magic number è 289. Questo è il numero di seggi che un partito deve conquistare all’Assemblea Nazionale per avere la maggioranza assoluta. Al primo turno sono stati eletti 39 deputati del RN, contro i 32 del Nuovo Fronte Popolare. E, pronostica Afp, probabilmente domenica prossima il partito di Bardella e Le Pen riuscirà a ottenere una forte maggioranza relativa o addirittura assoluta. Ma rimane possibile anche lo scenario di un’Assemblea Nazionale bloccata senza alleanze tra i tre blocchi. Di certo la scommessa di Emmanuel Macron di sciogliere l’Assemblea nazionale la sera della disfatta dei suoi candidati alle elezioni europee del 9 giugno è definitivamente perduta. E oggi l’ipotesi più probabile rimane quella di una convivenze senza precedenti tra il presidente e un governo completamente diverso. «L’estrema destra è alle porte del potere», ha avvertito il primo ministro Gabriel Attal.


Cos’è la desistenza

Ma c’è ancora un ostacolo che Le Pen e Bardella devono superare. E dipende dal sistema elettorale francese, che prevede un maggioritario a due turni. Per essere eletti al primo bisogna ottenere la maggioranza assoluta dei seggi e un numero pari a un quarto degli elettori locali registrati. Nel secondo turno, in programma il 7 luglio, l’elettore trova sulla scheda tutti i candidati che hanno ottenuto almeno il 12,5% dei voti. E viene eletto chi ottiene la maggioranza relativa. Di solito lo sbarramento fa sì che si vada a sfide uno contro uno. Ma l’alta affluenza ha consentito in molti seggi l’avanzamento di tre candidati. In teoria ci saranno decine di triangolari. In pratica, come hanno già annunciato alcuni partiti, ci sarà la desistenza. Ovvero un partito sceglierà di ritirare il suo candidato nella corsa a tre per favorire l’avversario del Rassemblement National.

Come funziona il secondo turno

Per non far vincere il Rn l’unica possibilità adesso è l’accordo tra sinistra e macroniani. Al secondo turno nei seggi in cui ci sono tre candidati i due contendenti devono ritirare il candidato che ha meno chances di vincere. La sinistra ha già detto sì. «Sosterremo il candidato in grado di battere il Rassemblement, a prescindere dalle divergenze», ha detto il leader della sinistra riformista Raphaël Glucksmann, che guida Place Publique: «Ritireremo i nostri candidati appena ci sarà il rischio di una vittoria del Rassemblement», ha fatto sapere il segretario del Partito socialista franceseOlivier Faure. Ma l’apertura più significativa è quella di Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise: «Nel caso in cui il Rassemblement arrivasse primo e noi terzi, ritireremmo in quel ballottaggio la nostra candidatura. Né un voto né un seggio in più per il Rn».

Il problema

I Républicains però, nonostante l’annuncio di Macron, per ora non sembrano voler fare accordi di desistenza. O meglio, come spiega oggi il politologo Mar Lazar a Repubblica, non ci sarà un impegno complessivo a ritirare i candidati ovunque ma una scelta seggio per seggio. Evitando di fornire vantaggi ai candidati di sinistra ritenuti indigesti. «Avremo una mappa più chiara domani sera, quando scade il deposito delle candidature per il secondo turno, e prima di qualche giorno le proiezioni sui seggi sono da leggere con molta prudenza», avverte. Bardella ieri ha detto che non andrà al governo se Rn non ottiene la maggioranza assoluta.

Ma secondo Lazar si tratta di «una tattica per mobilitare l’elettorato: «Se il Rn ottenesse una maggioranza relativa alta sono sicuro che potrà convincere una trentina di parlamentari dei Républicains a dare un sostegno esterno o addirittura diretto, entrando nel governo. In un’altra ipotesi, più remota, il Rn potrebbe accettare di sostenere un governo non strettamente suo, per esempio con Ciotti primo ministro. Sarebbe un modo di mostrarsi responsabile, ma soprattutto tenere nel mirino l’obiettivo principale di Le Pen: la presidenziale».

La partita è aperta

Per questo, spiega oggi Sandro Gozi in un’intervista a La Stampa, la partita è ancora aperta. L’europarlamentare di Renew dice: «Dobbiamo lavorare per costruire alleanze tra repubblicani e democratici, facendo una valutazione collegio per collegio e trovando un accordo di desistenza per convergere sul candidato più competitivo per battere l’estrema destra. Noi siamo pronti a ritirare i nostri candidati dove sarà necessario. Del resto, già al primo turno avevamo rinunciato a presentarne in 60 collegi per lo stesso otivo. Chi è terzo e ha meno possibilità di vincere si faccia da parte».

Intanto in Francia il dibattito è già partito. E si assiste ai primi annunci. La segretaria di Stato alla cittadinanza e deputata uscente Sabrina Agresti-Roubache ha dichiarato il suo ritiro dopo essere arrivata terza alle elezioni legislative nella prima circoscrizione elettorale di Marsiglia. E chiedendo un voto contro il Rassemblement National. «Questa sera la scelta era chiara, 45% per il Rn, 27% per il Nuovo Fronte Popolare. Ovviamente mi ritiro e in queste condizioni, lo dico molto chiaramente, nel mio collegio elettorale non si voterà per il Rassemblement National», ha dichiarato.

Ma Faure, leader dei socialisti, ha anche punzecchiato Macron: «Questa sera sento molti leader del campo macroniano parlare senza dare chiare istruzioni di voto. Le loro parole sono troppo confuse. Spetta a loro lanciare un chiaro appello alla mobilitazione e alla Repubblica».

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