FdI, 3 di Gioventù Nazionale a rischio espulsione: «Giorgia Meloni non finga di non sapere»

Il caso di Flaminia Pace, che parlava di svastiche e ha il padre ebreo. La scrittrice Bruck: «Sono sue creature, cresciute nello stesso liquido amniotico»

Dieci militanti di Gioventù Nazionale sono sotto osservazione. E almeno tre a rischio espulsione. Fratelli d’Italia studia il servizio di Fanpage sulla gioventù meloniana che fa battute antisemite e intona cori nostalgici e saluti nazifascisti. Mentre si aggrava la posizione di Flaminia Pace ed Elisa Segnini. Che si è già dimessa da capo della segreteria della deputata Ylenia Lucaselli. Il presidente nazionale di Gn Fabio Roscani è descritto come «distrutto, distante e silenzioso». Anche se da via della Scrofa continuano a far notare che il servizio è «frutto di montaggio e di accostamenti di eventi distanti nel tempo». Intanto la scrittrice Edith Bruck attacca Giorgia Meloni: «La premier se l’è presa con i giornalisti come se fossero spie. Non ha mai preso una distanza netta dal fascismo. Ora ci vuole far credere che lei non sapeva niente dei suoi ragazzi. Ma ovviamente non è così».


Flaminia Pace, antisemita con il padre ebreo

Il Corriere della Sera oggi racconta il caso di Flaminia Pace. Nei video la si sente dire: «La cosa più bella è stata ieri a prendersi per il c.. sulle svastiche e poi io che avevo fatto il comunicato stampa in solidarietà a Ester Mieli». Subito dopo la pubblicazione del filmato ha fatto sapere lei stessa di avere il padre ebreo. Forse per tentare di buttarla in goliardata, come spesso succede quando qualcuno di FdI viene beccato in fallo. Ha anche postato la foto di Alberto Mieli, sopravvissuto ad Auschwitz definendolo “lo zio”. Il padre Corrado Pace è ebreo. Agente immobiliare, tra i fondatori della Flaminia Luxury Living in Rome, ha dato una sede per il partito e aveva raccontato dei suoi rapporti con Francesca Mambro e Giusva Fioravanti. Nei giorni scorsi la comunità ebraica di Roma ha chiesto a Meloni di dichiararsi antifascista. Per ora senza ottenere risposta.


«A Meloni dico: basta vittimismo»

Così come non ha ottenuto risposta Liliana Segre, che ha chiesto se dovrà lasciare ancora l’Italia. Nessuna replica da Meloni e nemmeno dal presidente del Senato Ignazio La Russa, che della senatrice a vita è buon amico. Invece Giordano Bruno Guerri, storico del fascismo, in un’intervista a Repubblica prima dice che «Fanpage ha fatto il proprio mestiere con mezzi assolutamente legittimi, li utilizzai anche io in passato». Mentre su Meloni dice che «si è arrampicata sugli specchi come avrebbe fatto un leader di partito che difende la propria comunità, del resto è mestiere di chi guida un soggetto politico, non potrebbe fare diversamente».

Guerri fa notare che il vittimismo di Meloni «è una conseguenza dell’essere stati tutta la vita all’opposizione, quel “ci dicono che siamo sporchi brutti e cattivi”. Ora questo rito si è trascinato fino a dopo il governo, ma sarebbe ora che cessassero, non ha senso». Mentre alla premier consiglia di «essere aperti e flessibili nelle posizione prese, il mondo è duttile ed elastico, le posture inflessibili non solo sono destinate a spezzarsi ma non percepiscono la realtà».

Edith Bruck e Giorgia Meloni

La scrittrice Edith Bruck, intervistata da La Stampa, va all’attacco: «La premier se l’è presa con i giornalisti, come se fossero delle spie, perché hanno mostrato ciò che era meglio tenere nascosto. Poi c’è stata una condanna solo delle frasi antisemite, mentre sugli slogan nazisti e i richiami al fascismo hanno sorvolato. Come se fascismo e antisemitismo siano due cose che si possono tenere distinte. Ma, d’altra parte, su questo punto Giorgia Meloni non ha mai dato una risposta adeguata». Perché «non ha mai preso una distanza netta dal fascismo, ogniìvolta si arrampica sugli specchi. Mostra due facce, forse tre, rivolta sempre la frittata. In questo caso, vuole far credere che lei non sapeva niente di cosa pensano e dicono i suoi ragazzi, ma ovviamente non è così. Sono sue creature, cresciuti in un liquido amniotico simile al suo. E non sono pochi casi isolati».

4 o 5 esaltati?

E ancora: «Vogliono farci credere che sono 4 o 5 esaltati, ma in realtà sono centinaia e sono lo specchio di un pezzo di Italia, che ha votato Meloni e il suo partito». Per la scrittrice c’è un pezzo di Italia che è antisemita «e che non ha fatto i conti con il proprio passato, non lo rinnega, anzi lo rivendica con orgoglio. Ma questo non avviene solo in Italia, ora vediamo la Francia, c’è una nuvola nera che incombe sull’intera Europa. Io sono ungherese, ora ci tocca vedere Orban presidente di turno dell’Unione europea. Un uomo che dice cose agghiaccianti sulla supremazia della razza ungherese. Non a caso, grande amico di Meloni».

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