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Israele, il rilascio del direttore dell’ospedale Al-Shifa di Gaza è un caso. Lui denuncia: «Tel Aviv nega il cibo e tortura i detenuti»

01 Luglio 2024 - 15:06 Redazione
La liberazione di Muhammad Abu Salmiya ha creato un terremoto tra i vertici delle istituzioni: Netanyahu ha ordinato una indagine, lo Shin Bet spiega di aver dovuto procedere a causa del sovraffollamento delle carceri

Arrivano accuse molto pesanti sul sistema detentivo israeliano. A muoverle è il direttore dell’ospedale Al-Shifa di Gaza, Muhammad Abu Salmiya che, durante l’occupazione della Striscia da parte di Tel Aviv, è stato attaccato dai militari dell’Idf. Prima ancora delle incursioni sulla struttura, il numero uno del più grande centro ospedaliero palestinese era stato arrestato dall’Idf lo scorso 23 novembre: l’esercito israeliano sosteneva che, durante la sua direzione, il nosocomio fosse stato usato da Hamas per nascondervi una propria base operativa. Oggi, 1 luglio, Salmiya è stato rilasciato. E in una conferenza stampa denuncia le condizioni di detenzione nelle carceri israeliane: «Molti prigionieri sono stati martirizzati nelle celle degli interrogatori e medici e infermieri israeliani picchiano e torturano i prigionieri palestinesi e trattano i corpi dei detenuti come se fossero oggetti inanimati».

La denuncia di torture

A riportare le sue parole è l’emittente Al Jazeera. C’è dell’altro: «Ogni prigioniero ha perso circa 30 chili tra il cibo negato e le torture. Noi detenuti siamo stati aggrediti quasi ogni giorno. Non abbiamo incontrato avvocati, né alcuna istituzione internazionale ci ha fatto visita». Inoltre, secondo Salmiya, la sua carcerazione è avvenuta senza ragioni giuridiche: Israele «non ha mosso alcuna accusa contro di me nonostante sia stato processato tre volte, il che significa che mi hanno arrestato per motivi politici». La liberazione del direttore sanitario ha causato un terremoto interno alla classe dirigente di Tel Aviv. Il premier Benyamin Netanyahu ha ordinato una indagine immediata sul rilascio. E pare che nessun membro del governo fosse stato informato della decisione di liberare Salmiya.

La liberazione di Salmiya

Lo staff di Netanyahu ha comunicato che «la scelta di liberare i detenuti è stata fatta a seguito delle discussioni alla Corte suprema contro la detenzione nel centro di Sde Teiman. L’identità dei rilasciati è determinata in modo indipendente dalle forze di sicurezza in base a valutazioni professionali». Una spiegazione che non è stata sufficiente a placare le polemiche sia nella maggioranza di governo che nell’opposizione. Il leader di quest’ultima, Yair Lapid, ha dichiarato: «La debacle sul rilascio del direttore dell’ospedale è una diretta continuazione dell’illegalità e della disfunzione che caratterizzano il governo e che mettono a rischio la sicurezza dei cittadini israeliani».

Il sovraffollamento

Lo Shin Bet, principale “indiziato” per il rilascio del direttore, ha detto di essere stato «obbligato» a fare questa scelta «la mancanza di spazio» nelle carceri israeliane. Al tempo stesso, l’agenzia di sicurezza ha ricordato di aver avvisato già parecchio tempo fa e «in ogni consesso possibile» della crisi carceraria e della «necessità di aumentare il numero delle celle, alla luce della necessità di arrestare i terroristi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Sfortunatamente, queste richieste, inoltrate a tutte le parti interessate, primo fra tutti il ministro della Sicurezza nazionale, che ne è responsabile – il riferimento è a Itamar Ben Gvir – sono rimaste inevase. In conformità con le necessità dello Stato determinate dal Consiglio di sicurezza nazionale, è stato deciso di rilasciare diversi detenuti che non rappresentavano una minaccia significativa». E Salmiya «soddisfaceva i requisiti – per il rilascio – riguardo al livello di pericolo che rappresenta».

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