Cogne, il ministro Musumeci dopo l’alluvione: «È una sciagura, strada inagibile per oltre un mese». L’allarme sui disastri naturali: «Lo Stato non ha più fondi»

L’ex governatore della Sicilia a Sky: «Non sono più emergenze, è il quotidiano. E allora le aziende si assicurino»

L’alluvione che si è abbattuta lo scorso weekend sull’arco alpino del Nord-Ovest ha causato danni ancora da stimare per diverse comunità montane. Il paesino di Cogne è diventato il simbolo di quest’ultima ondata di maltempo, con migliaia di turisti costretti a evacuare dalla località attraverso gli elicotteri adibiti al soccorso. A SkyTg24, il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci è intervenuto su quanto accaduto negli scorsi giorni: «Si tratta di una sciagura nella sciagura perché Cogne e tutta quell’area vivono di turismo stagionale e nel mezzo di una stagione promettente arriva questa calamità che mi auguro non venga più considerata un evento eccezionale. Non è più tempo di eventi eccezionali. Sono eventi ordinari con i quali saremo chiamati a fare i conti, tanto le istituzioni quanto i cittadini. Dobbiamo abituarci a convivere e quindi a mettere mano a una seria campagna di prevenzione. Sia per le strutture che per la prevenzione verbale, per comunicare a chi vive in quelle aree come deve comportarsi in caso di necessità».


I disastri naturali e le risorse (esaurito) dello Stato

Il ministro del governo Meloni ha dato, poi, qualche tempistica per il ripristino dell’arteria stradale che collega Cogne al resto della Regione. Se i primi interventi sono, ribadisce il ministro, in capo al Comune – come la messa in funzione dei servizi essenziali e delle strade cittadine – i lavori su quell’arteria «che è importante e strategica» saranno lunghi: «Temo non possa essere messa in sesto e resa percorribile nello spazio di un mese». Infine, Musumeci ha dato un consiglio alle aziende private e, insieme, lanciato un allarme sui conti pubblici. «Bisogna imboccare la via delle assicurazioni. Dobbiamo ricorrere alle polizze assicurative per le aziende, non possiamo pensare che lo Stato possa intervenire sempre e per tutti. Non ci sono più le risorse necessarie per un’emergenza che è diventata pressoché quotidiana».


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