Il Terzo polo è tornato? Ci provano Costa e Marattin con la raccolta firme «per non rassegnarci al bipolarismo»

Sulla piattaforma Change.org i due deputati pubblicano una lettera suddivisa in quattro punti: ce la faranno lì dove i leader di Azione e Italia Viva hanno fallito?

Carlo Calenda e Matteo Renzi ci hanno provato. Hanno federato i loro partiti per le elezioni politiche del 25 settembre 2022, hanno raggiunto anche un buon risultato sotto l’effigie del Terzo polo e, dopo qualche mese, la coabitazione si è rivelata impossibile. Fine del percorso unitario, tra le polemiche per la scissione dei gruppi parlamentari e le accuse più svariate, dai soldi per la Leopolda a questioni squisitamente caratteriali. Poi ci sono stati gli appuntamenti elettorali territoriali, fino alle Europee degli scorsi 8 e 9 giugno: la débâcle del mancato superamento della soglia di sbarramento ha mostrato che, scissi, i centristi non sono competitivi nelle urne. È da questo ragionamento che nasce l’operazione di Enrico Costa e Luigi Marattin, anticipata da Open qualche settimana fa. Tentare, ancora una volta, la strada della federazione. I due deputati – rispettivamente di Azione e Italia Viva – hanno mantenuto un ottimo rapporto anche dopo la gemmazione del Terzo polo. Oggi, 2 luglio, pubblicano una lettera sulla piattaforma Change.org dal titolo: «Un progetto politico per non rassegnarci al bipolarismo».


Accompagnata da una raccolta firme, la lettera è suddivisa in quattro punti e mira a raccogliere il consenso dei cittadini che ancora sperano in «un unico grande partito liberal-democratico e riformatore». La presa di distanza da Calenda e Renzi può essere letta nella frase «mettere al bando i personalismi». Anche se, per rispetto della verità, bisogna dire che qualche tempo fa il leader di Italia Viva aveva proposto di rilanciare in autunno un congresso per «un nuovo Terzo polo con un terzo nome al comando». Dei quattro capitoletti in cui è organizzato l’appello, il primo invita alla «consapevolezza degli errori» commessi, il secondo affronta «lo spazio politico intatto» al centro, il terzo invece diffida da «partire dai nomi» e il quarto, infine, esorta a «capire chi siamo, prima di decidere con chi andremo». Si riporta, qui sotto, la lettera integrale di Costa e Marattin.


La lettera-appello

UN PROGETTO POLITICO PER NON RASSEGNARCI AL BIPOLARISMO

  1. CONSAPEVOLEZZA DEGLI ERRORI
    Il deludente risultato delle elezioni europee è stato determinato dalla frammentazione dell’area che, invece, alle elezioni politiche del settembre 2022 aveva presentato una proposta comune, occupando uno spazio tra gli schieramenti di destra e di sinistra.

L’elettore si è sentito defraudato perché quel progetto politico unitario in cui ha creduto è scomparso pochi mesi dopo le elezioni politiche.

  1. LO SPAZIO POLITICO INTATTO
    Oggi la prospettiva politica centrale è intatta nelle convinzioni di tante persone, ma ha perso una soggettività chiara, riconoscibile e soprattutto unitaria.

Noi non ci rassegniamo a lasciare un pezzo di paese senza rappresentanza politica. Vogliamo contribuire a costruire, assieme a tutti coloro che hanno voglia di impegnarsi, un unico grande partito liberal-democratico e riformatore che non si arrenda a fare da vassallo ai populismi di questo bipolarismo.

Leadership contendibile, classe dirigente qualificata, nessuna ambiguità sui contenuti, organizzazione territoriale efficiente e capillare sono gli elementi, ciascuno imprescindibile, di un progetto politico che voglia davvero definirsi tale.

Tra i partiti pesanti del secolo scorso e i partiti personali di questi ultimi trent’anni, una terza opzione è possibile e ormai assolutamente necessaria se non si vuole far appassire la partecipazione politica o condannarla all’eterno scontro tra curve ultrà.

Il progetto deve essere fondato su un preciso impianto politico-culturale relativo ad una precisa visione – liberal-democratica e riformatrice – della società italiana.

  1. NON SERVONO “FEDERATORI”, MA UN PROGETTO POLITICO
    Questo percorso non può iniziare partendo dai nomi, dai diritti di prelazione, da improbabili primarie e da fantomatici “federatori”. Si continuerebbe a perpetuare un difetto che ha corroso la politica italiana negli ultimi trent’anni: focalizzarci su “chi” piuttosto che sul “cosa” e sul “come”.

I protagonisti, a tutti i livelli, di questo progetto devono comprendere che insieme si raggiunge di più della somma di quanto ognuno raggiunge da solo. Occorre solo ristabilire la fiducia, mettere al bando i personalismi fini a sé stessi, e ricominciare dalla necessità di una prospettiva politica.

  1. COSTRUIAMO IL “CHI SIAMO”, NON IL “CON CHI ANDIAMO”
    Prima di pensare ad alleanze pre-costituite e per adesione acritica a questo o quel campo, questo partito deve nascere, strutturarsi, svilupparsi, raccogliere consenso attorno ad una rinnovata soggettività politica.

Prima di decidere “con chi andremo”, occorre capire “chi siamo”. E noi siamo quelli che nel 2022 hanno contributo a costruire una proposta politica alternativa alla destra e alla sinistra. Nessuno è in grado di dire come sarà e che caratteristiche avrà il quadro politico italiano alle prossime elezioni politiche del 2027.

Ma la nostra prospettiva intende ripartire dal progetto politico nato nel 2022 e ricostruire una soggettività politica assieme a tutti coloro che non si riconoscono in questo bipolarismo. Con l’obiettivo, tra gli altri, di parlare a quei 16 milioni e mezzo di cittadini (più del doppio dei voti raccolti dal primo partito italiano) che alle ultime elezioni politiche hanno scelto di non votare.

Crediamo sia necessario avviare nelle prossime settimane questa iniziativa politica sia all’interno dei partiti di quest’area (superando tutti gli ostacoli che hanno portato al fallimento del progetto unitario nell’aprile 2023) sia all’esterno, tra quelle realtà associative e politiche che hanno dimostrato di credere genuinamente nel superamento dell’attuale assetto e nella costruzione di un progetto per l’Italia.

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