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Vittoria di Le Pen, alleanze o parlamento bloccato: tra desistenza e triangolazioni i tre scenari per le elezioni in Francia

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La vittoria di Marine Le Pen attaccata a un numero. Il rischio di un governo di coalizione. E quello di un parlamento bloccato. Il voto nelle campagne e quello in città decisivo

Le parole chiave sono due: desistenza e triangolazioni. Le elezioni in Francia si decideranno nel secondo turno in programma il 7 luglio. La vittoria del Rassemblement National non è in discussione. Ma saranno importanti i numeri. Quello decisivo è 289. Ovvero il numero minimo di seggi che un partito deve conquistare all’Assemblea Nazionale per avere la maggioranza. Al primo turno sono stati infatti eletti 39 deputati del RN, contro i 32 del Nuovo Fronte Popolare. Tutti gli altri per arrivare in Parlamento dovranno arrivare primi (senza avere la maggioranza assoluta) nel secondo turno. E per Marine Le Pen e Jordan Bardella tutto potrebbe diventare più complicato. Perché in base agli accordi tra i partiti i candidati potrebbero ritirarsi ed effettuare una desistenza per indebolire Rn. In base a questo si ipotizzano tre scenari differenti.

Triangolazioni e desistenze

Le sfide a tre candidati nei collegi dipendono dalla peculiarità del sistema francese, che non prevede il ballottaggio tra i primi due classificati come nei sistemi maggioritari a doppio turno tradizionali. Al voto del 7 luglio accede infatti chiunque abbia raggiunto almeno il 12,5% dei voti. E l’altissima affluenza ha favorito esattamente questo scenario. E così arriverebbero almeno tre candidati in ogni collegio: quello del Rn, quello del Nuovo Fronte Popolare e quello di Ensemble, la formazione di Emmanuel Macron. Nella storia elettorale recente della Francia le triangolazioni sono state 34 nel 2012, una sola nel 2017 e 7 nel 2022. Invece stavolta sono ben 306. Ma entro le 18 di oggi i candidati che intendono ritirarsi devono farlo ufficialmente. E hanno già annunciato che lo faranno in 173. Hanno rinunciato, di volta in volta, macroniani o mélénchoniani per favorire l’altro candidato che è più in alto nei risultati. Effettuando una desistenza.

Tre scenari

Chi sceglie di ritirarsi lo fa in base a un ragionamento politico. Ovvero che l’elettore che ha scelto di votare al centro o a sinistra al primo turno decida di rivolgersi all’altro candidato pur di fermare quello del Rn. Ma su questo ci sono molte incognite. Perché non trovare il proprio candidato alle urne potrebbe invece spingere l’elettore ad astenersi. Oppure a votare per Le Pen e Bardella, se non gli piace il candidato di sinistra. Secondo i sondaggi il 58% degli elettori che ha votato Ensemble al primo turno non ha intenzione di partecipare al secondo in caso di desistenza del suo candidato. il 30% voterebbe il Nfp, il 18% Le Pen. Anche a sinistra il 50% degli elettori potrebbe disertare le urne. In base a questo, spiega oggi al Corriere della Sera Gilles Gressani, direttore della rivista Le Grand Continent, ci sono tre scenari per il nuovo parlamento.

La vittoria di Le Pen, l’alleanza tra le destre, il pareggio

Il primo scenario è quello del fallimento del Fronte Repubblicano. In questo caso Rn, alleato con i gollisti di Ciotti e la destra radicale di Reconquete, supererebbe i 289 seggi necessari per la maggioranza assoluta, attestandosi a poco più di 300 voti all’Assemblea Nazionale. Si tratta, per Gressani, di uno scenario per ora «improbabile». L’altro scenario è quello dello sbarramento generale, in cui tutti i 300 arrivati terzi rinunciano a correre domenica 7. A quel punto i lepenisti si fermerebbero a 260 seggi. Anche questo appare improbabile, visto che né i Républicains né Macron hanno per ora dato questa indicazione. Il terzo scenario invece è quello che Gressani giudica più probabile. Prevede una rinuncia generale dei candidati di sinistra nei seggi in cui sono terzi, ovvero 129 in tutto.

Il parlamento bloccato

In questo caso il Rassemblement e i suoi arrivati arriverebbero a 275 seggi. Il Nuovo Fronte avrebbe 150 deputati ed Ensemble 80. E con questi numeri si verificherebbe il fenomeno del Parlamento bloccato. E Le Pen e Bardella non potrebbero aspirare al premierato. Per arrivare a formare il governo ci dovrebbe essere un grande accordo tra forze concorrenti alle elezioni. E una delle due alleanze escluderebbe o proprio il Rn o la sinistra dal patto. Le Monde scrive che sono 173 i candidati che sono passati al secondo turno delle elezioni legislative ma che si sono ritirati per fare “barrage” contro i candidati del Rassemblement National. Il conteggio del giornale indica che 122 candidati che si sono ritirati sono della sinistra del Nuovo Fronte popolare, 46 del blocco macronista e uno dei Repubblicani.

Il voto di campagna, il voto di città

Intanto l’analisi del voto del primo turno porta molte sorprese. La prima è quella del voto dei giovani tra i 18 e i 24 anni, che hanno scelto per il 48% la sinistra, mentre nella stessa fascia d’età l’Rn ha raccolto il 33%. I lepenisti vanno invece forti tra i 50-59enni e tra i 60-69enni. Dove arrivano a percentuali del 40%. Per quanto riguarda le categorie professionali, il partito di Le Pen ha preso il 57% dagli operai, il 44% dagli impiegati e il 31% dai pensionati. Rn è il primo partito tra chi guadagna meno di 1250 euro al mese. Mentre il 37% di chi ha un alto titolo di studio ha votato il Nuovo Fronte Popolare. Le cartine come quella di Libération invece tradiscono un voto di campagna sempre più a destra e un voto di città sempre più a sinistra: Parigi è rossa, tutto intorno è tutto nero.

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