Elezioni in Francia, Marine Le Pen: «Il governo è pronto». Ma lei non ne farà parte

Il piano della leader del Rassemblement National per il dopo-voto: rifiuterà anche il ruolo di presidente dell’Assemblée Nationale, dove invece guiderà i suoi deputati

Mancano quattro giorni al ballottaggio delle elezioni legislative in Francia. Ma Marine Le Pen, il cui partito Rassemblement National è ampiamente in testa dopo il primo turno, si porta avanti e parla già di futuro governo. L’esecutivo «è pronto», afferma ai microfoni di France Inter e lei, sottolinea, non ne farà parte. «Questo governo sarà completo, competente, costituito da persone che hanno partecipato con noi», afferma Le Pen. E riguardo all’eventualità di dover fare accordi con altre forze politiche pur di governare, spiega: «Non possiamo accettare di andare al governo se non possiamo agire». Inutile, ribadisce, entrare nell’esecutivo «se non si può cambiare la politica in corso, soltanto per sedersi su una poltrona di ministro». Ma non nasconde che gli esponenti del suo partito «vogliono andarci» al governo e «vogliono governare». Le Pen, che non sarà in ogni caso ministro, puntualizza che tantomeno ricoprirebbe il ruolo di presidente dell’Assemblée Nationale. Per lei si profila una continuità alla guida del gruppo dei deputati del Rassemblement National in Parlamento.


Il «golpe» di Macron

Le Pen usa parole forti per accusare l’attuale presidente francese, Emmanuel Macron, di golpe. Sostiene che i macronisti stiano mettendo in pratica un «colpo di Stato amministrativo» poiché, in queste ore, sarebbero procedendo con diverse nomine negli apparati statali. Giusto prima che il secondo turno determini una coabitazione tra l’attuale presidenza e il nuovo governo. «Sembra che il presidente stia pensando di nominare domani, cioè a quattro giorni dal secondo turno, il direttore generale della polizia nazionale, che avrebbe dovuto restare in carica fino alla fine delle Olimpiadi, e il direttore della gendarmeria nazionale». Secondo la leader del Rassemblement National, «l’obiettivo» di tali assegnazioni di incarichi sarebbe quello «di impedire a Jordan Bardella di governare il paese come vorrebbe». Le Pen si augura che «tutto ciò sia soltanto un’indiscrezione – poiché – per gente che dà lezioni di democrazia alla Terra intera, è quanto meno sorprendente agire in questo modo».


Le tattiche anti Le Pen

Nell’ottica di frenare l’avanzata della destra ed evitare che la vittoria dei seggi a favore del Rassemblement National sia ancora più schiacciante, le altre forze politiche stanno ritirando i propri candidati dalla corsa in modo da propiziare la vittoria di un esponente, sia esso centrista o di sinistra, che non appartenga allo schieramento di Le Pen. Secondo Le Monde, alle 9 del martedì 2 luglio, sarebbero 187 i candidati ritirati dal secondo turno delle elezioni legislative in Francia, dopo essere arrivati terzi nel voto di domenica 30 giugno. Nel complicato scacchiere delle trattative, 123 candidati del Nuovo fronte popolare – la sinistra – hanno fatto un passo indietro, così come 64 membri della coalizione macronista. Le sfide che prevedono tre candidati rimaste in piedi sono, al momento, 121: i candidati che vogliono ritirarsi dalla corsa hanno tempo fino alle 18 di oggi, 2 luglio, per prendere una decisione. Al primo turno, invece, sono stati eletti 39 deputati del Rassemblement National, contro i 32 del Nuovo fronte popolare.

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