Benetton, la proposta per uscire dal pantano: ai dipendenti contratti di solidarietà al 40%. Scontro con i sindacati

L’azienda si difende: «Va considerata come azione a tutela dei posti di lavoro» che eviterebbe licenziamenti o ammortizzatori sociali più pesanti

La turbolenta uscita dell’amministratore delegato Massimo Renon, ingaggiato ad aprile 2020 e sostituito un mese fa da Massimo Sforza, si inserisce in una fase delicatissima per la Benetton. Il nuovo management aziendale, per arginare il dissesto finanziario, ha optato per i contratti di solidarietà. La proposta del gruppo di Ponzano Veneto sarebbe quella di una solidarietà al 40% per sei mesi, eventualmente prorogabili, per i lavoratori di determinati settori. Il Sole 24 Ore, nel ricostruire la trattativa, riporta le proteste dei sindacalisti: «Respingiamo la possibilità di intesa per un accordo così penalizzante», hanno dichiarato, dopo un incontro avvenuto tra i delegati aziendali e le rappresentanze sindacali interne.


La proposta dell’azienda

Le branche del tessile di Cgil, Cisl e Uil hanno lamentato l’assenza di un piano industriale per il rilancio della società. Inoltre, hanno chiesto un integrazione salariale al 100% per le giornate di solidarietà. In risposta, il quotidiano economico scrive che l’azienda ha messo sul piatto «l’ampliamento della platea di lavoratori che possono accedere a uscite incentivate, estendendola a dipendenti lontani più di 24 mesi dalla data del pensionamento». Inoltre, è stato deciso di chiudere gli uffici delle sedi di Ponzano Veneto e di Villorba tutti i venerdì, nel periodo tra il 12 luglio e il 3 agosto. Il personale di queste strutture lavorerà in modalità di smart working. Per ciò che concerne le chiusure dei negozi della rete commerciale, si inizierà dai punti vendita non profittevoli che si trovano all’estero. Solo in seconda battuta, eventualmente, saranno intaccati gli esercizi in Italia. Un nuovo incontro tra azienda e sindacati è stato fissato il prossimo 15 luglio, mentre dal 16 inizieranno le assemblee dei lavoratori.


Quasi mille lavoratori coinvolti

La proposta aziendale dei contratti di solidarietà, scrive l’Ansa dopo aver consultato fonti sindacali, non riguarderebbe i 300 addetti alla produzione, sul totale di 1.300 dipendenti. «In merito all’applicazione dell’ammortizzatore sociale, viene sottolineato come il numero di 375 unità soggette alla misura, emerso nella riunione, sia da intendere come “lavoratori tempo pieno equivalenti” da ritenere virtualmente in esubero, applicando una solidarietà al 40% a poco meno di mille figure, cioè l’intero organico meno il pacchetto degli operai». In generale, i numeri degli interessati dalla solidarietà potrebbero restringersi considerando che diversi lavoratori opterebbero per l’uscita volontaria, dietro la corresponsione di incentivi.

La posizione dell’azienda

Sempre l’Ansa, riportando le posizioni dell’azienda, scrive che «la proposta avanzata ai sindacati va considerata come azione a tutela dei posti di lavoro». Insomma, un modo per evitare di procedere con i licenziamenti o ricorrere ad altri ammortizzatori sociali più pesanti. Il nuovo ad Claudio Sforza, subito dopo il primo incontro con i sindacati, aveva scritto un post sul suo profilo Linkedin, sottolineando che «nonostante le difficoltà attuali, non ci saranno licenziamenti. Dovendo correlare le risorse umane all’attuale volume d’affari dell’azienda, si utilizzeranno gli ammortizzatori sociali consueti».

Foto in copertina: Ansa | Quartier generale dei Benetton a Ponzano Veneto

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