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Fasano, la morte di Clelia Ditano nell’ascensore: perché le porte si sono aperte?

03 Luglio 2024 - 09:31 Redazione
Quando i genitori, all'alba, le hanno telefonato per capire come mai non fosse tornata a casa, hanno sentito la suoneria del cellulare provenire dalla tromba dell'ascensore

Emergono nuovi dettagli sulla tragedia che è avvenuta nel condominio tra via Saragat e via Piave, nella periferia di Fasano, Brindisi. In quel palazzo, un ascensore malfunzionante ha causato la morte di Clelia Ditano, una ragazza di 25 anni. Eppure, fa sapere l’Arca – la società che gestisce la palazzina composta da tre appartamenti privati e cinque popolari – «ad aprile c’era stata l’ultima verifica dell’impianto». Ora l’ascensore è interdetto dai sigilli bianchi e rossi apposti dai carabinieri: il sequestro è finalizzato anche a comprendere come Clelia sia precipitata, nella notte tra il 30 giugno e il primo luglio, da un’altezza di circa 15 metri. Perché le porte si sono aperte nonostante la cabina non fosse arrivata al quarto piano, dove Clelia stava aspettando l’ascensore?

La scoperta dei genitori

Clelia era rientrata nel suo appartamento, quella notte, soltanto per pochi istanti. Doveva recuperare degli oggetti per poi raggiungere gli amici. Si cerca di scoprire se abbia lasciato aperta la porta dell’elevatore per gli istanti in cui è stata dentro casa o se, dopo aver recuperato le sue cose, abbia richiamato l’ascensore tornato, nel frattempo, al piano terra. E oltre Clelia, anche altre persone sarebbero potute precipitare di sotto. Come sua madre, Giusy Angiulli, che ha causa di una malattia si muove in sedia a rotelle. Alle prime ore dell’alba, insieme al marito, si è alzata per cercare la figlia. È uscita sul pianerottolo per vedere se si trovasse lì fuori, ma nulla. Quando i due hanno telefonato a Clelia, hanno sentito la suoneria del cellulare riecheggiare nel vano ascensore.

L’ipotesi del guasto ai sensori

Così, la signora si è avvicinata all’impianto: si è fermata giusto un istante prima di cadere giù, poiché anche nel suo caso la cabina non era salita al quarto piano. Un ingegnere di Lecce esperto di ascensori, a Repubblica, spiega che l’incidente è avvenuto probabilmente per un malfunzionamento dei sensori: «I meccanismi degli ascensori in genere sono gestiti da un sistema centrale, oggi sono dei Plc – Controllore logico programmabile -. Gli ascensori sono programmati in modo che se il motore è in moto le porte non si riescono ad aprire. Ci sono poi dei sensori chiamati sensori induttivi. Riescono a capire quando c’è una cabina che è arrivata a un piano. A questo punto danno il consenso per una eventuale apertura delle porte. Il guasto sarà stato a un sensore o a un controllo. Anche se i controlli di solito non sono singoli. Bisogna risalire alla manutenzione per capire cosa abbia causato il guasto».

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