Francia, Macron esclude un’alleanza con la sinistra radicale di Mélenchon: «Desistenza non significa coalizione»

E la direttrice di Ipsos spiega: «Il patto tra centristi e sinistra farà mancare la maggioranza in parlamento»

«Desistenza non significa coalizione». A pochi giorni dal secondo turno delle elezioni legislative, il presidente francese Emmanuel Macron ci tiene a fare qualche precisazione sul patto stretto tra Ensemble, la coalizione centrista che lo sostiene, e il Nuovo Fronte Popolare, che riunisce i principali partiti di sinistra. Il riferimento dell’inquilino dell’Eliseo è soprattutto al componente più “scomodo” della coalizione progressista, ovvero Jean-Luc Melenchon, leader del partito di sinistra radicale La France Insoumise. «Non governeremo con La France Insoumise, una desistenza non significa una coalizione», ha precisato oggi Macron davanti al Consiglio dei ministri. In mattinata, era stato il giovane premier Gabriel Attal a esprimere lo stesso concetto: «Tutto mi separa da La France Insoumise. Non farò mai un’alleanza con loro».


La tattica della desistenza

Il primo turno delle elezioni legislative si è svolto domenica 30 giugno e ha visto trionfare l’estrema destra del Rassemblement National con il 33,2% dei voti, seguito dal Nuovo Fronte Popolare al 28,6% e da Ensemble al 20,9%. In vista del secondo turno, che si terrà domenica 7 luglio, i partiti centristi e di sinistra si sono accordati per formare un maxi-cordone sanitario che impedisca all’estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella di ottenere la maggioranza assoluta in parlamento. Il patto prevede quanto segue: nelle circoscrizioni dove tre candidati hanno ottenuto l’accesso al secondo turno (in Francia è sufficiente il 12,5%) il terzo classificato accetta di ritirarsi dalla corsa. Questo patto di desistenza ha fatto crollare il numero di «triangolari» da 306 a 95, con la coalizione di sinistra e i centristi di Ensemble che hanno ritirato rispettivamente 127 e 81 candidati.


Jean-Luc Melenchon, leader del partito di sinistra radicale «La France Insoumise», 23 giugno 2024 (EPA/Guillaume Horcajuelo)

Le Pen: «Situazione grottesca»

Solo il voto di domenica 7 luglio permetterà di stabilire se questo fronte anti-estrema destra ha funzionato oppure no. Nel frattempo, Marine Le Pen ne approfitta per lanciare una frecciatina ai suoi avversari: «Édouard Philippe (macroniano ed ex premier, dal 2017 al 2020 – ndr) invita a votare comunista. Jean-Luc Mélenchon invita a votare Gérald Darmanin (attuale ministro dell’Interno – ndr). E Christian Estrosi annuncia che alla guida del gruppo maggioritario, all’Assemblea, farò un colpo di Stato: la classe politica dà di sé stessa un’immagine sempre più grottesca», scrive in un messaggio sui social la leader del Rassemblement National. Nei giorni scorsi, la stessa Le Pen aveva accusato il presidente Macron di un «colpo di Stato amministrativo» procedendo a numerose nomine ai posti chiave dello Stato durante il consiglio dei ministri. «Sapevamo che Marine Le Pen mente, sappiamo adesso che manipola l’informazione», ha risposto la portavoce del governo, Prisca Thévenot. «Che ci siano delle nomine in consiglio dei ministri», ha aggiunto, «non è una novità».

Chi avrà la maggioranza?

Ma cosa potrebbe succedere alle elezioni di domenica 7 luglio? Brice Teinturier, alla guida delle ricerche dell’istituto di sondaggi Ipsos, prova a dare una risposta. «All’indomani del primo turno con 306 triangolari, il Rassemblement National era in ottima posizione per avere una maggioranza se non assoluta certamente molto ampia nel nuovo Parlamento. Dal momento che ci sono state così tante desistenze (218), questa possibilità è completamente da scartare», spiega Teinturier in un’intervista al Corriere della Sera. Il fronte anti-estrema destra, insomma, potrebbe funzionare. «Stiamo per incamminarci su un percorso inedito, che voi conoscete in Italia, in cui non si riuscirà a trovare una maggioranza di governo. Questo è il tema centrale», precisa Teinturier. Uno scenario prefigurato anche dal premier Attal in una recente dichiarazione: «Al termine del ballottaggio, o ci sarà un governo di estrema destra, o il potere sarà al Parlamento. Io mi batto per questo secondo scenario».

In copertina: Il presidente francese Emmanuel Macron, 2 luglio 2024 (EPA/Aurelien Morissard)

Leggi anche: