Maltempo, gli angeli del fango a Cervinia: dopo l’alluvione centinaia di persone scendono in strada per rimuovere detriti e macerie

Il centro della località turistica «è paralizzato», dice uno di loro, «ma abbiamo bisogno di aiuto: siamo distrutti»

Il cielo è tornato sereno sulle pendici del Monte Cervino. Ciò che resta è un cumulo di macerie e detriti, induriti dal fango, che blocca la viabilità in una delle località turistiche alpine più rinomate in Italia. Cervinia, nella notte tra sabato 29 e domenica 30 giugno, è stata colpita dalla piena del torrente che la attraversa. E da allora il tempo sembra essersi fermato. È difficile immaginare come possa proseguire la stagione turistica, ma gli abitanti della frazione di Valtournenche stanno provando a ripristinare il paesino montano, senza aspettare la conta ufficiale dei danni. Ad aiutarli, tanti giovani arrivati da ogni lato di Italia. La Stampa ha raccolto un po’ delle loro storie. C’è Giulia, 20 anni, che era arrivata da Piacenza con la sua famiglia per godersi qualche giorno di vacanza prima di tornare in Emilia a studiare per gli esami universitari.


La calamità

Dopo la calamità, ha deciso di restare a Cervinia e la si vede, con indosso stivali e guanti, aggirarsi per le strade trasportando materiale da buttare con una carriola. E gli esami? «Al massimo li darò più avanti», dice. Per Giulia è più importante aiutare i titolari del negozio che si trova sotto l’appartamento dove alloggia: «Per me sono come degli zii. Quella notte, quando il torrente ha esondato, siamo subito scesi ad aprire la porta per fare uscire l’acqua, altrimenti tutto sarebbe stato sommerso. È da domenica che siamo al lavoro per ripulire tutto, dal mattino fino a quando ne abbiamo le forze». Come lei, sono centinaia i volontari che stanno supportando esercenti, albergatori e abitanti del posto. Gli angeli del fango – fortunata definizione – sono atterrati a Cervinia.


I volontari e la protezione civile

Con loro, ovviamente, ci sono gli uomini della Protezione civile, dei Vigili del fuoco, delle forze dell’ordine, e i volontari più esperti come quelli dell’Anpas, l’Associazione nazionale delle pubbliche assistenze. Non ce n’è uno che risparmi i propri indumenti dal fango: tutti sporchi pur di ripulire Cervinia, il prima possibile. Lunghe catene umane, racconta il quotidiano torinese, si formano lungo via Carrel. In un passaggio di mani ormai rodato fanno scorrere ogni cosa, dai secchi di fango agli sci appena lavati con le idropulitrici. E intanto, escavatori e camion continuano a lavorare per liberare il torrente e portare via i detriti nelle aree destinate allo smaltimento.

Si continua a lavorare

«Abbiamo bisogno di volontari perché le persone iniziano a essere stanche e distrutte. Sono giorni che si lavora dalle 7 del mattino e abbiamo bisogno di braccia forti che ci vengano a dare una mano». È la richiesta di aiuto che lancia Michela Ponzio, che gestisce il bar La Gran Becca. La sua attività rientra nella cosiddetta zona rossa, quella più vicina al torrente e a via Carrel, devastata dall’esondazione. «Siamo l’unico bar di questa parte della via che ha ancora la corrente. Siamo parti per dare un servizio: un caffè e un sorriso, per dare un po’ di forza e di coraggio».

Il reclutamento

Il reclutamento dei volontari avviene alla Casa dello sport: dopo aver raccolto le loro generalità, vengono “armati” di stivali, guanti, pale e carriole. Tra loro c’è Nicoletta Omazzi che arriva dalla provincia di Milano: «Ero qui quando è successo tutto e, in questi giorni, do una mano con molto piacere». Giuseppe Maggio, da Champorcher, è un volontario dell’Anpas. Un anno fa era andato in soccorso delle zone alluvionate dell’Emilia-Romagna e afferma: «Anche qui a Cervinia il fango è tanto». E ancora, Marco Fulgosi, che arriva da Varese ma ormai lavora da tre anni in una pizzeria di Cervinia, afferma: «Io sono un dipendente, ma non oso immaginare cosa sarà la stagione per i proprietari delle attività».

L’appello

L’appello di molti è quello di non rinunciare alle vacanze a Cervinia. Gli impianti di risalita funzionano e, a parte il centro, le strutture più distanti dal torrente sono operative: «Non dite che Cervinia è chiusa perché abbiamo bisogno di lavorare», sentenzia Palmira Neyros, titolare di un albergo e referente dell’Associazione albergatori valdostani. «È vero, la piena ha danneggiato una parte importante del centro, ma ci stiamo dando tutti una mano per ripartire, cercando di tenere il morale alto».

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