Sergio Mattarella e il vero significato della democrazia: «È non violare i diritti delle minoranze»
«Democrazia è esercizio dal basso», democrazia è «camminare insieme». E battersi «affinché non vi possano essere “analfabeti di democrazia” è una causa primaria, nobile, che ci riguarda tutti». Arriva da Trieste il nuovo monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Oggi, mercoledì 3 luglio, il capo dello Stato è intervenuto per inaugurare la 50esima Settimana sociale dei cattolici italiani, il cui tema è Al cuore della democrazia. «L’esercizio della democrazia – ha detto Mattarella nel suo discorso – non si riduce a un semplice aspetto procedurale e non si consuma neppure soltanto con la irrinunziabile espressione del proprio suffragio nelle urne nelle occasioni elettorali. Presuppone lo sforzo di elaborare una visione del bene comune in cui sapientemente si intreccino, perché tra loro inscindibili, libertà individuali e aperture sociali, bene della libertà e bene dell’umanità condivisa».
L’alito della libertà
E a proposito di democrazia, Mattarella ha ricordato il passaggio dell’Italia dal ventennio fascista alla fase repubblicana: «Dopo la “costrizione” ossessiva del regime fascista soffiava “l’alito della libertà”, con la Costituzione a intelaiatura e garanzia dei diritti dei cittadini». Questo «alito della libertà», ha continuato il capo dello Stato, va inteso «anzitutto come rifiuto di ogni obbligo di conformismo sociale e politico, come diritto all’opposizione». Mattarella ha quindi ricordato le «regole del gioco» della democrazia. Ossia: generalità e uguaglianza del diritto di voto, la sua libertà, proposte alternative, ruolo insopprimibile delle assemblee elettive e, infine, limiti alle decisioni della maggioranza. E proprio su quest’ultimo punto si è soffermato il presidente della Repubblica. Queste decisioni, ha detto il capo dello Stato, «non possono violare i diritti delle minoranze e impedire che possano diventare, a loro volta, maggioranze».
L’importanza del voto
Una volta conquistata la democrazia, bisogna continuare a lottare per mantenerla viva. È ciò che Mattarella definisce «alfabetizzazione», o «inveramento della vita democratica». Una prova «oggi più complessa che mai, nella società tecnologica contemporanea». E per rendere viva la democrazia i cittadini hanno soprattutto uno strumento a disposizione: il voto. «Si può pensare – si chiede Mattarella – di contentarsi che una democrazia sia imperfetta? Di contentarsi di una democrazia a “bassa intensità”? Si può pensare di arrendersi, “pragmaticamente”, al crescere di un assenteismo dei cittadini dai temi della “cosa pubblica”? Può esistere una democrazia senza il consistente esercizio del ruolo degli elettori?».
In copertina: Sergio Mattarella con il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, e il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, a Trieste, 3 luglio 2024 (ANSA/Paolo Giandotti)
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