Cosa succede a Radio Genoa: l’inchiesta su Antonio Mastantuono per incitamento all’odio

Il profilo noto per i suoi contenuti xenofobi e violenti era stato sospeso: in un lungo post, l’amministratore della pagina ha spiegato perché

Il profilo twitter di Radio Genoa è vivo e lotta insieme ai 781mila followers che lo supportano. E che negli ultimi giorni avevano manifestato serie preoccupazioni per il destino della pagina, nota per i suoi contenuti xenofobi e violenti. Uno shutdown che ha disorientato il popolo del web, prima che intervenisse l’ideatore e l’amministratore del profilo a spiegare tutto. «Di recente, la Procura di Roma ha inviato i Carabinieri del Nucleo Operativo a perquisire la mia casa e a sequestrare la mia attrezzatura informatica. Mi hanno accusato di essere il proprietario di canali Telegram che diffondono incitamento all’odio», ha esordito in un lungo post Antonio Mastantuono, che si presenta come l’ideatore e l’amministratore di RadioGenoa.


Le motivazioni

«La perquisizione non ha prodotto prove incriminanti né nella mia casa né nei miei sistemi informatici. Non ci sono prove contro di me perché non sono il proprietario dei canali Telegram sotto inchiesta. Nonostante ciò, mi hanno sequestrato PC, iPad, sim del telefono, account Google e il canale denominato su X @RadioGenova. Inoltre, sono stato segnalato per incitamento all’odio, ma queste accuse sono infondate, perché ho pubblicato solo video reali con descrizioni fattuali», prosegue il post.


Le bufale

In realtà, non è stato sempre così: la pagina è infatti ben nota ai fact-checker italiani, e non solo. Ricordiamo, per esempio, quando di recente condivise una foto falsa dei vincitori dell’Eurovision 2024, diffusa con l’intento di promuovere contenuti omofobi e anti-europeisti. Oppure due video per dimostrare una presunta messinscena ad opera di un attore palestinese. Questi sono solo alcuni degli episodi più recenti. A settembre, il profilo ebbe poi risonanza internazionale quando venne rilanciato proprio dal proprietario di X, Elon Musk. In quell’occasione, il miliardario condivise un post sui salvataggi nel mar Mediterraneo a favore del partito tedesco di estrema destra AfD.

La persecuzione

Nonostante si possano fare svariati esempi di contenuti fuorvianti o quantomeno faziosi, il proprietario della pagina parla di un complotto ai suoi danni. «La realtà è che stanno cercando di farmi tacere perché dico verità scomode che vanno contro la narrazione dominante». Tuttavia, promette, «la libertà di parola è un mio diritto e continuerò a esercitarlo. Inoltre, alcuni individui mi hanno minacciato e pubblicato i miei dati personali e le informazioni sulla mia famiglia nel tentativo di intimidirmi. Nonostante i loro sforzi, non ho paura. Sono determinato a denunciare questi individui, e non mostrerò loro alcuna pietà».Il riferimento è probabilmente ad Alesando Orlowski (noto nel web come Alex), noto per la sua attenzione ai fenomeni delle fake news e perché in passato ha individuato l’identità di alcuni account al centro di reti neonaziste o neofasciste.

L’affaire Orlowski

Anche in questo caso, Orlowski condivise su X la foto di un citofono insieme alla didascalia: «Questo è un nome di fantasia che deriva dalla località di Genova dove lui ha vissuto per molti anni e lavorava come assicuratore delle generali. Nell’appartamento dove viveva lui adesso vivono dei suoi parenti, e lui si è trasferito nel Lazio». Il post, però, non è più reperibile: il profilo di Orlowski, infatti, è stato sospeso. «Ciò che è successo a me potrebbe succedere a chiunque – conclude il post di Radio Genoa -, ed è per questo che è fondamentale difendere la libertà di parola a tutti i costi. Il mio avvocato ha già chiesto di essere ascoltato presso la procura di Roma e sono fiducioso che sarò in grado di chiarire tutto e rettificare questo grave errore».

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