«Mi costringono a rubare ma io non voglio»: la ragazzina rom che si ribella ai parenti e vince

La sentenza della Cassazione sul caso di Torino

«Mi costringono a rubare, ma io non voglio più farlo». Con queste parole nel 2018 una ragazzina rom di 14 anni era scappata di casa chiedendo aiuto ai carabinieri. Cinque anni dopo le condanne nei confronti dei parenti sono diventate definitive. La corte d’appello aveva inflitto 4 mesi di carcere al padre, agli zii e ai nonni «per averla costretta a compiere furti nelle abitazioni e nei negozi nonostante lei non volesse, per procurare alla famiglia un certo guadagno quotidiano». Ieri, 3 luglio, la Cassazione ha respinto il ricorso della difesa rappresentata dagli avvocati Patrizio e Vittorio Pesavento. L’edizione torinese di Repubblica racconta che l’adolescente si era ribellata ai parenti: «Vorrei che mi pagassero una multa, che mettessero i soldi sul mio conto, così da grande potrò lavorare e fare l’estetista». I parenti le hanno causato «una lesione dell’onore, della libertà morale, della serenità e del suo diritto di vivere in un ambiente familiare accudente e sereno». Ma lei si è ribellata e ha vinto.


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