«Joe Biden pensa davvero al ritiro»: i giorni sì, i giorni no e i dubbi sulla salute del presidente

Il mea culpa sul dibattito con Trump: «Ho fatto un casino». I dubbi nel partito e l’indecisione del leader. Kamala Harris l’alternativa. Ma il sogno è Michelle Obama

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sta valutando davvero di ritirarsi da Usa 2024. Per ora è sicuramente in corsa, ma molto dipenderà da come apparirà nei prossimi giorni. Mentre la Casa Bianca smentisce il New York Times, la BidenExit comincia a diventare più di un’ipotesi. Anche se c’è poco tempo per ufficializzarla. Lui nel frattempo fa mea culpa sul dibattito tv con Donald Trump: «Ho fatto un casino, ho commesso un errore», dice in un’intervista a una radio locale del Wisconsin. «Ma sarò in gara fino alla fine e vinceremo», ha aggiunto. Intanto Raul Grijalva, membro del Congresso che viene dall’Arizona è il secondo Dem a chiedere al presidente di ritirarsi dalla corsa in un’intervista al Nyt. La prima alternativa è Kamala Harris. Ma per i sondaggi la più popolare è Michelle Obama. Che potrebbe persino battere Trump a novembre.


Il ritiro del presidente

A spiegare che il presidente sta davvero pensando di ritirarsi è il politologo e fondatore del think tank Eurasia Ian Bremmer. In un colloquio con il Corriere della Sera Bremmer dice che è la prima volta che assiste a un’elezione presidenziale in cui uno dei due candidati non è in grado di ricoprire l’intero mandato: «Nessuno crede che Biden riesca a restare in carica fino al 2028». Per questo, sostiene Bremmer, il presidente «sta valutando molto seriamente cosa deve fare. Deve dimostrare in modo convincente che può vincere. Ed è consapevole di quanto sia difficile farlo in queste condizioni. Per ora è sicuramente in corsa, ma molto dipenderà da come apparirà nei prossimi giorni». Per Bremmer in caso di ritiro la scelta migliore è quella di Kamala Harris: «I finanziatori le garantirebbero il sostegno che le serve».


Il dovere di ritirarsi

Quattro mesi, è il ragionamento del politologo, sono un tempo sufficiente per organizzare una campagna elettorale. Anche Charles Kupchan, esperto del Council on Foreign Relations, dice a La Stampa che se un candidato non è al 100% delle sue potenzialità ha il dovere di ritirarsi. «Credo che Biden e le persone che gli stanno attorno debbano confrontarsi. E ritengo che il presidente stia cercando di avere colloqui utili a comprendere meglio il da farsi. È per questo che lui stesso ha detto che i prossimi giorni saranno cruciali. La posta in palio è alta ed è chiaro a tutti che il dibattito di giovedì scorso è stato un duro colpo perlui ma anche per il partito democratico. Il presidente ha bisogno di placare i timori dell’elettorato sulle sue difficoltà cognitive e la salute mentale e sulla sua età».

I giorni sì, i giorni no

Sull’ipotesi ritiro «ci sono due considerazioni da fare. La prima è che se Biden, come asserisce il New York Times, attraversa giornate positive e giornate negative, allora ritengo che debba ritirarsi. Perché il presidente degli Stati Uniti non può avere giornate sì e giornate no, la responsabilità è troppo onerosa. Non è possibile avere a che fare con un Vladimir Putin che vuole utilizzare la bomba atomica in Ucraina e un Biden che ha una giornata no. La sera del dibattito, probabilmente, il presidente stava male, era del tutto esausto a causa – sostiene lui – dei lunghi viaggi dei giorni precedenti. Al di là delle cause, se abbiamo un inquilino della Casa Bianca che per l’80% delle volte sta bene e il 20% è confuso allora abbiamo già un problema. Un presidente degli Stati Uniti deve essere reattivo e operativo il 100% delle volte».

Kamala Harris l’alternativa, il sogno Michelle

La prima alternativa in caso di ritiro è la vicepresidente Kamala Harris. Che «con una mamma indiana e un papà giamaicano», assomiglia a una versione californiana di Barack Obama, ha scritto il Los Angeles Times. E che riceverebbe l’appoggio del partito e degli elettori Dem se davvero dovesse sostituire Biden. Ma in un sondaggio di Reuters/Ipsos chi avrebbe davvero delle possibilità di battere Trump è Michelle Obama. Contro di lui vincerebbe con un massiccio 50 a 39. Ma lei non si è mai candidata, non ha mai sostenuto una campagna elettorale da protagonista, finirebbe nel mirino dei Repubblicani e dell’elettorato di Trump come è successo agli altri. Reggerebbe a una pressione simile?

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