Max Pezzali riempie gli stadi ma si sente un po’ boomer: «I social? Tornerei agli sms a pagamento»

Il leader degli 883: gli Anni Novanta come un’età dell’oro

Max Pezzali sta riempiendo gli stadi con il suo tour Max Forever. Già 400 mila spettatori, tra cui padri, figli e nonni: «Diciamo che non è solo il fatto generazionale. È che li vedo, stanno insieme per una cosa sola, in questo caso il concerto. Non gli succede più con nient’altro: ognuno, a seconda dell’età, ha la sua playlist, le sue serie tv che segue da solo, le sue chat sul telefono. Per una volta in famiglia si guardano negli occhi e dicono: dai, andiamo al concerto insieme», dice in un’intervista a Repubblica.


Gli Anni Novanta

Pezzali dice che negli Anni Novanta «c’erano anche grandi speranze, il Muro caduto, mi ricordo a Palermo una immensa manifestazione contro la mafia con dentro giovani e meno giovani. C’era uno zeitgeist…». La nostalgia però è una trappola. «Non lo dica a me. Io ho l’incubo di passare per boomer, o che me lo dicano continuamente quelli giovani. E allora da vecchio analogico divento analitico, ci ragiono, penso che aver vissuto il periodo nel quale le cose belle, le canzoni, i film e il resto dovevi cercartele con fatica, ti autorizza oggi a godere di tutta questa facilità di fruizione: la musica che ti cade in mano senza che l’hai chiesta, un’offerta pazzesca di fronte a una domanda che non regge, la quantità che si mangia la qualità».


L’Intelligenza Artificiale

Secondo l’ex leader degli 883 l’intelligenza artificiale «ci libera da tutte le occupazioni umane noiose e ripetitive, e lo farà sempre di più perché su quello che già c’è, sull’esistente, è imbattibile. E a quel punto la gente dovrà svegliarsi e sobillare la propria parte creativa, uscire dalla pigrizia mentale». Poi parla delle discussioni sui social: «Fosse per me, tornerei agli sms a pagamento. Da quando tutto è accessibile a tutti, questa specie di dissing continuo ha dilagato e soprattutto ha contagiato tutto il resto, la politica in primo luogo, oppure l’informazione. Io resto dell’idea che sarebbe stato meglio fermarsi prima: so bene che era impossibile, ovvio. Io sono ancora di quelli che fanno l’abbonamento digitale ma il giornale dev’essere quello di carta, con la gerarchia delle notizie che qualcuno ha scelto e che mi propone. Quando mi ritrovo cascate di cose tutte uguali buttate lì, salta in aria il senso di tutto quanto».

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