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Elezioni in Iran, chi è il riformista Massoud Pezeshkian neoeletto presidente: «Tenderemo la mano dell’amicizia a tutti»

Il medico, ex ministro della Salute, ha battuto l'ultraconservatore, Saeed Jalili.

Massoud Pezeshkian sarà il nuovo presidente dell’Iran. Considerato un riformista ma fedele alla Repubblica islamica, l’ex ministro della Sanità ha ottenuto 16,3 milioni voti (oltre il 53 per cento) contro i 13 milioni del suo rivale ultraconservatore Saeed Jalili. Le elezioni in Iran sono state indette dopo la morte di Ebrahim Raisi in un incidente in elicottero lo scorso maggio. E il voto – definito una «farsa» da molti attivisti per i diritti umani, tra cui la Premio Nobel per la pace Shirin Ebadi a Open – è stato organizzato in un contesto di diffuso malcontento tra la popolazione. A causa della dura repressione da parte delle autorità iraniane nelle proteste “Donne, vita, libertà”, scoppiate dopo l’uccisione di Mahsa Amini, ma anche per le conseguenze della crisi economica. Nonostante la vittoria del candidato considerato “moderato”, gli iraniani sono sempre più disillusi rispetto alle possibilità di un cambiamento nel Paese. Le elezioni in Iran non sono libere: la selezione dei candidati è affidata al Consiglio dei Guardiani, un comitato di 12 persone, sei teologici e sei giuristi, nominati – direttamente i primi, indirettamente i secondi – da Khamenei.

L’affluenza

Al secondo turno di venerdì l’affluenza è stata del 49,8 percento, circa 10 punti percentuali in più rispetto al primo turno del 29 giugno (30 milioni dei 61 elettori aventi diritto). L’apertura delle urne, prevista fino alle 18 locali (le 16.30 italiane), era stata estesa in serata fino a mezzanotte per permettere una maggiore partecipazione al voto, fondamentale per la legittimità del regime. «Tenderemo la mano dell’amicizia a tutti. Siamo tutti popolo di questo Paese: ci sarà bisogno dell’aiuto di tutti per il progresso», ha detto il neoeletto presidente, che rimarrà in carica per 4 anni. Parlando alla tv di Stato il riformista ha ringraziato i suoi sostenitori venuti a votare «con amore e per aiutare» il Paese, dopo la sua vittoria sull’ultraconservatore. «Le elezioni sono finite, ma siamo all’inizio del cammino – ha proseguito -. Il cammino che ci attende è difficile e non può essere percorso senza la vostra fiducia, cooperazione ed empatia. Vi porgo la mano e giuro sul mio onore di non lasciarvi soli in questo cammino, e mi aspetto che voi non mi lasciate solo».

Chi è Pezeshkian?

Il riformista, fedele al regime, Massoud Pezeshkian è nato nel 1954 a Mahabad, nell’Iran nordoccidentale, da madre curda e padre azero. È un cardiochirurgo, parlamentare da due decenni in rappresentanza del distretto elettorale di Tabriz ed ex ministro della Sanità sotto l’amministrazione del presidente riformista Mohammad Khatami (2001 – 2005). Si era già candidato nel 2013, per poi ritirarsi. Nel 2021 la sua candidatura non venne, invece, approvata dal Consiglio dei Guardiani. Pur rimanendo fedele ai principi della Repubblica islamica e alla Guida Suprema Ali Khamenei che, secondo la Costituzione ha pieni poteri decisionali, Pezeshkian ha sostenuto alcune cause riformiste.

Dopo l’uccisione di Amini affermò che era «inaccettabile arrestare una ragazza per il suo hijab e poi consegnarne il cadavere alla famiglia». Nonostante la presa di posizione e le critiche successive nei confronti della polizia morale, il nuovo presidente iraniano non si è mai pronunciato in modo netto sull’abrogazione dell’obbligo del velo imposto alle donne. Pezeshkian sostiene, inoltre, che l’Iran debba dialogare con l’Occidente, inclusi gli Stati Uniti per quanto riguarda il pesante regime di sanzioni internazionali che hanno portato a disoccupazione e inflazione. Ed è favorevole a un’apertura del Paese agli investimenti stranieri. Ma nell’attuale panorama politico iraniano, Pezeshkian avrà margini di manovra limitati: dovrà fare i conti con l’azione del parlamento, guidato da conservatori e radicali, e con il potere, smisurato, dell’Ayatollah Khamenei.

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