La fuga di Giacomo Bozzoli, la reticenza di Antonella Colossi e l’ipotesi depistaggio: «Una controfigura per il viaggio in Maserati»
La latitanza di Giacomo Bozzoli prosegue mentre la moglie e il figlio tornano in Italia. Antonella Colossi, interrogata a Brescia, ha sostenuto di non sapere dove sia il marito e di aver perso la memoria dopo la sentenza della Corte di Cassazione. Moglie e figlio sono tornati ieri da Marbella, provando così che la pista che portava in Spagna era sensata. La famiglia aveva prenotato una «vacanza al mare» dal 20 al 30 giugno. L’interrogatorio è durato quattro ore e gli inquirenti la definiscono «vaga e reticente». La donna rischia un’imputazione per procurata inosservanza della pena al marito. Il suo legale Paolo Botticini ha però detto che per ora non è indagata. Anche se i molti «non so» e «non ricordo» hanno indispettito gli investigatori.
La Maserati Levante
Colossi ha confermato che si trovava sulla Maserati Levante fotografata a Manerba e Desenzano la mattina del 23 giugno. «La prima notte l’abbiamo passata a Cannes, in Costa Azzurra, dove ho perso il cellulare», ha detto. Senza però spiegare perché la famiglia è partita tre giorni dopo l’inizio della prenotazione in Spagna. Lunedì primo luglio, giorno della pubblicazione della sentenza della Cassazione, i tre si sono separati. E per questo il suo passaporto è stato registrato in un hotel diverso rispetto a quello già prenotato. «Non ho idea di cosa abbia fatto Giacomo e dove sia finito. Sono una mamma con un figlio piccolo e volevamo tornare a casa. Abbiamo preso un passaggio in auto fino in Francia e poi mi sono ritrovata su un treno per Milano», ha sostenuto. Alle 14 sono scesi alla stazione di Chiari nel bresciano. Il padre Daniele Colossi li è andati a prendere.
Il depistaggio
Bozzoli ha avuto molto tempo per pianificare la latitanza. All’estero potrebbe contare su un patrimonio nascosto da anni. Ha intrecciato relazioni internazionali grazie all’impresa siderurgica di famiglia. E infatti tra le destinazioni extra Ue monitorate dall’Interpol ci sono alcuni paradisi fiscali. Ovvero paesi dove una seconda cittadinanza è più o meno acquistabile. E sono frequentati da “colleghi” in latitanza, tra cui anche elementi della criminalità organizzata. Intanto secondo La Stampa c’è un’ipotesi depistaggio anche dietro il progetto di fuga di Bozzoli. La reticenza di Colossi potrebbe essere dovuta al fatto che lei potrebbe non essere andata ed aver soggiornato davvero in Spagna. Ma potrebbe invece essere stata portata da un accompagnatore. Lasciando così al fuggitivo un credito di tempo rilevante per la fuga.
La ragnatela di Schengen
«Sarà un’indagine lunga», dice un investigatore al quotidiano. «Non la chiudiamo in fretta ma lo prenderemo». Gli inquirenti vogliono sia approfondire la pista spagnola sia valutare l’ipotesi del depistaggio per non perdere giorni preziosi. Bozzoli in passato era stato già in quel paese ma non sono emersi evidenze che lo possano far dimorare lì oggi clandestinamente. Anche perché con il Mae, il mandato d’arresto europeo, per Bozzoli diventa tutto più difficile. Difficile non muovere uno dei fili della ragnatela Schengen senza che non suoni l’allarme rosso.
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