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Bruna, la donna transgender picchiata a Milano: vigile condannato a 10 mesi con rito abbreviato

06 Luglio 2024 - 09:15 Ugo Milano
La 43enne venne presa a calci e manganellate il 24 maggio 2023 in zona Bocconi. «Voglio solo giustizia», ha detto la donna

Dieci mesi con rito abbreviato per «lesioni aggravate». È la condanna comminata a un agente della Polizia locale che a maggio del 2023 aveva colpito a calci e manganellate Bruna, la donna di 43 anni, durante un fermo in zona Bocconi a Milano. Lo ha deciso il gup di Milano Patrizia Nobile, accogliendo la richiesta del pm Giancarla Serafini. Rinviati a giudizio, invece, gli altri due vigili per «lesioni e falso», e la stessa 43enne, a sua volta accusata di lesioni, resistenza a pubblico ufficiale, rifiuto di indicazione della propria identità e ricettazione. Mentre altrettanti agenti, scrive la Repubblica, accusati soltanto di falso per la relazione redatta in merito all’intervento, sono stati prosciolti «perché il fatto non costituisce reato». Il processo comincerà il prossimo 14 novembre davanti ai giudici della Nona sezione penale del capoluogo lombardo. «Non pensavo mi avrebbero creduto. Voglio solo giustizia», ha detto la donna al quotidiano.

L’aggressione

Era stata la procura di Milano, il 16 gennaio scorso, a chiedere il processo per i cinque vigili. Oltre un anno fa, gli agenti avevano dichiarato di essere arrivati sul posto per aiutare un collega che aveva chiesto aiuto alla centrale operativa per gestire una persona «molesta», ovvero Bruna. Secondo il loro racconto, la donna «mostrava nudità in presenza di donne e bambini e urinava davanti a tutti» e – dopo essere stata accompagnata in macchina per essere portata in caserma – avrebbe dato pesanti testate contro i finestrini dell’auto «lesionandosi il capo che sanguinava». Ma non solo. Sempre secondo la ricostruzione degli agenti, avrebbe anche finto un malore durante il viaggio verso la sede della polizia locale al solo fine di tentare una via di fuga. La dinamiche dei fatti era stata bollata come «falsa» perché «smentita dalla successiva attività investigativa».

La ricostruzione degli inquirenti

Le indagini, terminate il 3 ottobre dello scorso anno, hanno invece confermato che Bruna è stata colpita con un manganello, anche alla testa. In quell’occasione gli agenti l’avrebbero, inoltre, immobilizzata con lo spray al peperoncino in dotazione, nonostante la donna fosse in posizione di resa. Pochi istanti dopo, un secondo vigile le avrebbe bloccato le spalle contro una recinzione lì presente. A quel punto – il terzo vigile – l’avrebbe colpita prima alla testa con il bastone distanziatore e poi al fianco sinistro.

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