Giorgia Meloni e il voto in Francia: gli sconfitti sono Macron, Le Pen e… Salvini
La premier italiana Giorgia Meloni commenterà i risultati definitivi delle elezioni in Francia soltanto quando il quadro sarà chiaro. Ma la sconfitta di Marine Le Pen viene considerata anche come una battuta d’arresto per Matteo Salvini. Il quale, come spesso gli capita, si era più volte complimentato con Le Pen e Jordan Bardella per il risultato del primo turno. E adesso deve fronteggiare l’ironia dei social media. Intanto dai retroscena comincia però ad emergere la valutazione politica di Palazzo Chigi. Che punta prima di tutto sul “nemico” Emmanuel Macron: sarà anche stato in grado di fermare l’avanzata della destra, ma consegna l’immagine di un paese diviso in tre parti, con l’estrema sinistra in testa e il Parlamento bloccato.
La battuta d’arresto di Marine Le Pen
Quanto alla battuta d’arresto di Marine Le Pen, servirà a dimostrare in Europa che quello italiano è l’unico governo stabile e con una premier rispettata: «E questo è un dato di realtà che in queste ore ci viene riconosciuto a livello geopolitico, non solo da Washington», dicono fonti dell’esecutivo al Corriere della Sera. Quanto alla leader del Rassemblement National, il ragionamento è che la sua sconfitta potrà servire anche a Salvini per ridimensionare le sue ambizioni. La Lega immaginava da oggi uno scenario diverso, con la costituzione in discesa di un gruppo europeo con venature filorusse e distante dai Conservatori e Riformisti Europei di Meloni. Un altro sconfitto, dicono a Palazzo Chigi, è l’ex amico Viktor Orbán. Il primo ministro dell’Ungheria aveva puntato sulle elezioni in Francia per sfondare in Europa. Dovrà rimandare. Chissà a quando.
Il sì a von der Leyen
Ora la prossima tappa è il 18 luglio. Quel giorno si voterà la “fiducia” a Ursula von der Leyen al Parlamento Europeo. I Conservatori Europei non voteranno in blocco la conferma della presidente uscente. Ma Fratelli d’Italia si tiene le mani libere per un sì. Anche a sorpresa: «Ogni delegazione nazionale deciderà come votare, non c’è un vincolo di gruppo», ha spiegato il ministro Raffaele Fitto. Che è ancora in corsa per il posto di commissario o quello di vicepresidente della Commissione. «Non c’è ancora un orientamento, voteremo in base al programma», dice ancora il ministro. Ma l’ipotesi più gettonata è quella di una astensione costruttiva. Ovvero non un voto negativo ma un’apertura minima per potersi mantenere ancora in gioco e non aiutare i franchi tiratori che mettono in pericolo il posto di Ursula.
I Patrioti a Strasburgo
Intanto gli eurodeputati del Rassemblement National di Marine Le Pen si uniranno oggi al neonato gruppo dei Patrioti per l’Europa. Rendendolo così il terzo più numeroso nel Parlamento europeo. A discapito proprio di Ecr di Meloni. Lo scrive Politico.eu, citando fonti informate. I 30 eurodeputati del Rn attualmente in forza del gruppo di estrema destra Identità e Democrazia (ID) diventeranno la più grande delegazione all’interno dei Patrioti per l’Europa, formati a fine giugno. E di cui fanno parte anche gli eletti del partito del primo ministro ungherese Orbán, Fidesz. In questo modo i Patrioti superano il gruppo Renew Europe. Di cui fa parte il partito del presidente francese Macron.
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