Marine Le Pen, il Front, il Rassemblement National e la «vittoria solo rimandata»… dal 2002
Un editoriale del notista satirico de L’Unità Fortebraccio raccontava all’epoca che noi non sappiamo quando arriverà la fine del mondo, ma di qualcosa possiamo essere certi: anche quel giorno la Dc rinvierà qualcosa. Parafrasandolo, nemmeno noi sappiamo quando arriverà l’Apocalisse. Eppure potete stare certi che anche quel giorno la famiglia Le Pen dovrà rimandare una vittoria annunciata. Correva infatti l’anno 2002 quando il padre di Marine, Jean-Marie Le Pen, si presentava al ballottaggio contro Jacques Chirac in quella che era sembrata fino a quel momento la sorpresa più grande delle elezioni politiche in Francia. Ma durò poco: Chirac vinse con l’82,21% dei voti, Le Pen senior portò a casa appena il 17,79%. Ieri la figlia dopo i risultati definitivi del voto per l’Assemblée Nationale ha detto chiaramente che «la marea si sta alzando» e che «la vittoria è solo rimandata».
Le elezioni presidenziali del 2027
Il riferimento, chiarissimo, è alle elezioni presidenziali del 2027. Ma ci sono due precedenti che dovrebbero allarmare la leader del Rn. Ovvero quello del 2017 e quello del 2022. Dieci anni fa Marine è candidata per il suo partito alle elezioni presidenziali. Al primo turno delle elezioni del 23 aprile con il 21,30% dei voti arriva seconda, andando al ballottaggio del 7 maggio insieme a Emmanuel Macron (24,01%). Ottiene 7.678.491 voti, portando a casa il miglior risultato di sempre del Fronte. Ma al ballottaggio con il 33,94% delle preferenze esce sconfitta a favore proprio di Macron. Pur portando a casa 10.638.475 voti al secondo turno e doppiando il risultato del padre nel 2002. Cinque anni dopo al primo turno delle elezioni del 10 aprile 2022 con il 23,41% dei voti si conferma seconda, come 5 anni prima, andando al ballottaggio del 24 aprile insieme a Macron. Che la sconfigge nuovamente.
I ballottaggi dei Le Pen
Anche se Marine ottiene 13.297.728 voti, il 41,46% delle preferenze, massimo assoluto del partito. Insomma, sfiora anche stavolta la vittoria. Anche se, si sa, “andarci vicino” è una regola che conta soltanto se si gioca a bocce. Stavolta invece sembrava davvero quella buona. Non per l’Eliseo ma per qualcosa di altrettanto storico: un primo ministro targato Rn. Jordan Bardella scaldava i motori da settimane, mentre la stessa Marine sfidava la scaramanzia sostenendo che il governo fosse «già pronto» anche se lei non ne faceva parte. Anche perché i sondaggi attribuivano al partito una maggioranza relativa che avrebbe in ogni caso portato Rn al centro della politica francese. E invece è andata come è andata: Macron ha vinto la sua scommessa, il Nuovo Fronte Popolare è il più grande gruppo del nuovo parlamento e il futuro sembra essere di una coalizione senza Mélenchon.
«Vittoria rimandata» sine die?
E così, mentre Marine rimandava vittorie come se non ci fosse un domani, ieri notte è stato Bardella a dover fare uno di quei lavori umili che i francesi non vogliono più fare: ammettere la sconfitta. Il delfino di Marine ha ringraziato per il più grande risultato della storia del Rassemblement. E poi ha dovuto «malhereusement» ammettere che «un’alleanza del disonore ha gettato la Francia tra le braccia dell’estrema sinistra». Promettendo però presto la riscossa: «Questa sera un vecchio mondo è morto e nulla può fermare un popolo che si è rimesso a sperare». Mentre Marine ha dovuto incassare anche la mancata elezione della sorella Marie-Caroline.
La normalizzazione
Nel frattempo il padre Jean-Marie è stato espulso dal Front, che ha cambiato nome proprio nell’ottica della «normalizzazione» voluta dalla figlia Marine. E che finora non è bastata. Tanto che fino a qualche tempo fa si parlava anche della possibilità di un suo passaggio di mano anche per la candidatura all’Eliseo. Forse una buona idea, visto che il nome di Le Pen sembra piuttosto sfortunato. Oppure no. Per la legge dei grandi numeri forse Marine potrebbe tentare l’ennesima scalata. La statistica dice che prima o poi dovrà vincere.
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