Ddl Sicurezza, stretta sulle borseggiatrici: sì al carcere per le donne incinte e aggravanti per i reati commessi su treni e stazioni
Proseguono, a singhiozzo, i lavori alla Camera sul ddl Sicurezza. Protagonista di uno degli emendamenti più discussi è il leghista Igor Iezzi, appena rientrato dopo i 15 giorni di sospensione impartitigli per l’aggressione, in Aula, al grillino Leonardo Donno. Le commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia hanno respinto tutte le modifiche avanzate dalle opposizioni sull’articolo 12 del provvedimento, ovvero quello che rimuove l’obbligo del rinvio della pena per le donne incinte o con figli minori di un anno. Il ddl Sicurezza, così come approdato nelle commissioni, concede alle autorità la facoltà di incarcerare le donne anche se stanno portando a termine una gravidanza o se sono madri di bambini con meno di un anno di vita. Un beneficio che in Italia è riconosciuto dall’articolo 146 del Codice penale sul rinvio obbligatorio dell’esecuzione della penale.
Il differimento automatico dell’esecuzione penale in carcere – che con questa proposta diventerebbe facoltativo – è entrato nel recente dibattito pubblico per la questione borseggiatrici. E in tal senso va inquadrato l’emendamento, a firma Iezzi e Simona Bordonali, approvato oggi – 9 luglio – durante l’esame del ddl Sicurezza. Gli esponenti del Carroccio hanno voluto introdurre un aggravante se il reato è commesso «all’interno o nelle immediate adiacenze delle stazioni ferroviarie e delle metropolitane o all’interno dei convogli adibiti al trasporto di passeggeri». Nella maggioranza, a proposito dell’articolo 12 sulle detenute incinte o madri di minori di un anno, si è registrata la defezione di Forza Italia. Gli azzurri hanno deciso di non partecipare al voto sugli emendamenti che contrastavano il disegno leghista, anziché bocciarli come fatto da Fratelli d’Italia e dalla stessa Lega.
Forza Italia si smarca
Inoltre, Forza Italia ha già annunciato che, quando il disegno di legge arriverà in Aula, presenterà un emendamento per conservare l’obbligo di differimento dell’esecuzione penale. Nessuna flessione dagli altri partner del centrodestra. La vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, nonché relatrice del provvedimento, ha rivendicato in una nota: «A chi in queste ore si oppone allo stop dell’automatismo nel differimento della pena adducendo come motivazione la tutela dei bambini, ricordiamo che tra i primi diritti dei minori c’è quello di non essere utilizzati strumentalmente per compiere reati o per rinviare l’esecuzione della condanna. Nel contemperare gli interessi in campo di chi non può esprimersi finalmente ci sarà un giudice e non un meccanismo obbligatorio. Nell’ipotesi di delitti gravi o reiterati tali da non consentire la sospensione cautelare sarà il giudice a valutare la situazione della detenuta e della sua prole».
Avs: «La deriva repressiva della destra condanna i bimbi al carcere»
La Lega, invece, ha sottolineato in un comunicato che l’introduzione della nuova circostanza aggravante – se il reato è commesso sui convogli e nelle stazioni -, è «un’azione di buonsenso in un contesto di elevata vulnerabilità e con un’alta concentrazione di persone. Avanti così, per un Paese sicuro dove ogni cittadino possa vivere e viaggiare in serenità». Tra le opposizioni, la prima reazione è arrivata da Alleanza verdi e sinistra: «La deriva repressiva della destra a trazione Lega è sempre più pericolosa. Il ddl monstre condanna i bimbi al carcere e inventa aggravanti assurde se i reati vengono commessi in metrò. Dove è finito l’orgoglio garantista? Scatta solo per difendere gli amici inquisiti?», hanno scritto i capigruppo di Avs nelle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera, Devis Dori e Filiberto Zaratti.
Carfagna: «Il carcere per donne incinte o madri di neonati è un’inutile crudeltà»
Anche la presidente di Azione, Mara Carfagna, si è opposta al disegno della maggioranza: «Stupisce che un governo che esalta la maternità e il garantismo promuova una norma che consentirà alla magistratura di tenere in carcere donne incinte, anche al nono mese, o madri di figli con meno di un anno di età. Il tutto sfidando il rischio che queste donne partoriscano dietro le sbarre e che ai loro bambini venga negata l’immediata assistenza neonatale. I bambini in ogni caso non hanno colpe, pensare che possano crescere in carcere solo perché la loro madre ha commesso un reato è una crudeltà inutile. Se davvero vogliono stroncare i racket del borseggio e del furto ne colpiscano i capi, che di sicuro non sono le donne incinte o i loro neonati. Ci sono casi, anche recenti, di giovanissime incinte costrette a rubare e picchiate se non lo fanno. Arrestare loro e non i loro aguzzini è una prova di debolezza, non di forza dello Stato».
I nodi ancora da sciogliere: lotta alla canapa e castrazione chimica
Comunque, verso ora di pranzo, i membri delle commissioni hanno sospeso i lavori, che riprenderanno domani – 10 luglio – alle ore 14.30. Restano da sbrigare alcune delle questioni più divisive. C’è l’emendamento del governo che equipara la canapa industriale alle droghe, ma c’è da discutere anche la proposta della Lega sulla castrazione chimica per alcuni reati di violenza sessuale. Passaggio sul quale è stato lo stesso Matteo Salvini a insistere, oggi, sui social: «Un pedofilo, uno stupratore seriale deve essere non solo messo in carcere ma anche curato, perché è un malato. C’è un nostro emendamento al ddl Sicurezza riservato a loro: è una pillola per bloccare gli impulsi di gente malata». Mentre sulla canapa, l’associazione di categoria Cia-Agricoltori italiani ha denunciato «l’ennesimo provvedimento che mortifica gli agricoltori che in questi anni hanno investito soldi e lavoro nella filiera della canapa industriale. Siamo di fronte a interventi ideologici che rischiano di azzoppare una filiera ad alto valore aggiunto e a trazione giovanile, con un enorme potenziale produttivo tra cosmesi, erboristeria, bioedilizia, florovivaismo, tessile».