Willem Dafoe: «Ho imparato l’italiano con le canzoni di Battiato. Sono vegetariano ma non mi piace parlarne»
L’attore Willem Dafoe è stato appena nominato direttore artistico del settore Teatro della Biennale di Venezia. In un’intervista con il Corriere della Sera oggi parla del suo rapporto con l’Italia. A partire dall’amicizia con Franco Battiato. Che è nata «molti anni fa. Me lo presentò mia moglie. Eravamo legati, mi era molto caro. Era una persona particolarmente gentile e generosa, e mi sosteneva: ogni volta che avevo uno spettacolo teatrale, veniva alla prima. Veniva e ripartiva. Ho imparato l’italiano con le sue canzoni». Ma non vuole parlare di Donald Trump: «Oh mio Dio! La stampa ne parla già troppo». Mentre è un sostenitore di Joe Biden: «Penso che vederlo fare fatica ci renda coscienti della situazione. I numeri e le statistiche parlano da soli, e ci dicono che Biden è stato un ottimo presidente. Ha riparato i danni fatti da Trump, non solo nell’economia; penso al clima che si respira nel Paese. Per questo ora ci sono molte preoccupazioni in America».
Il governo italiano
Dafoe non vuole esprimersi nemmeno sul governo italiano: «Leggo i giornali italiani, ma salto le prime otto pagine, perché la vostra politica è complicata. Per un americano, abituato a un sistema fondato su due partiti, l’idea delle coalizioni, delle maggioranze, dei governi che cadono facilmente, è difficile da comprendere». Dice di essere più o meno vegetariano: «Ogni tanto mangio pesce, mai carne, per motivi ambientali, etici e di salute. Ma non mi piace parlarne. Lasciamo fare alle persone quel che desiderano. Non voglio dire alla gente che cosa fare. Si può soltanto essere d’esempio, e la gente può seguirlo o meno». Mentre nel quartiere che abita a Roma ha come vicini Matteo Garrone e Paolo Sorrentino. Però non vuole dire chi preferisce dei due: «Mi piacciono entrambi, non ne scelgo uno soltanto. Sono diversi. Glielo dirò dopo aver lavorato con loro».
Van Gogh
Infine, racconta di quando ha imparato a dipingere per interpretare Van Gogh: «Ho dovuto, perché spesso giravamo in tempo reale. In una sequenza mi si vede mentre dipingo delle scarpe. Ero spaventato, ma al contempo era stimolante. Ho avuto un buon maestro…». Ovvero il regista Julian Schnabel: «Mi ha insegnato a vedere, a dipingere: dipingere gli oggetti come li vedevo, a dipingere la luce, il colore. A lungo, in quella sequenza, le scarpe erano orrende. Ma all’improvviso, un paio di pennellate ed ecco, era nato qualcosa. Julian ha davvero influenzato il mio modo di guardare».