Giustizia, la Camera approva in via definitiva il ddl Nordio: dall’abolizione dell’abuso d’ufficio ai limiti alle intercettazioni, ecco cosa cambia

Il testo è passato anche con i voti di Azione, Italia Viva e +Europa. Modifiche anche alla fattispecie del traffico di influenze

Carlo Nordio esce dall’Aula soddisfatto. Nel Transatlantico della Camera proferisce poche parole, ma entusiaste: «I sì sono quasi il doppio dei no, bene». I deputati hanno appena dato il via libera definitivo al ddl che porta il nome del ministro, una serie di interventi che modificano diversi aspetti dell’impianto giudiziario italiano. I voti a favore sono stati 199, i contrari 102. Insieme alla maggioranza hanno dato il proprio assenso Azione, Italia Viva e +Europa. Si sono opposti, invece, Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza verdi e sinistra. Il disegno di legge messo a punto dal Guardasigilli era stato licenziato dal Consiglio dei ministri più di un anno fa, il 15 giugno 2023. Gli unici emendamenti al testo sono stati apportati durante la prima lettura in Senato, mentre a Montecitorio – sia in commissione Giustizia che nell’emiciclo – ogni tentativo di modifica è stato respinto. Così oggi, 10 luglio, il provvedimento del governo Meloni è diventato legge. Ma cosa prevedono i nove articoli del cosiddetto ddl Nordio?


L’abolizione del reato di abuso d’ufficio

La novità più impattante sull’ordinamento vigente è l’abrogazione del delitto di abuso d’ufficio, previsto dall’articolo 323 del Codice penale. Si tratta di una fattispecie che punisce – o meglio puniva – il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nell’esercizio delle sue funzioni, procura per sé o un proprio congiunto un ingiusto vantaggio patrimoniale o arreca ad altri un danno ingiusto. L’abrogatio cum abolitio criminis del ddl Nordio comporta il principio del favor rei: ovvero, nessuno potrà più essere punito anche se il processo è stato già incardinato, tanto meno si dovrà proseguire con l’esecuzione delle condanne, visto che il fatto compiuto secondo la nuova legge non costituisce più reato.


La modifica del traffico di influenze

Sempre con il primo capitoletto del provvedimento si interviene su un altro articolo del Codice penale. Si tratta del 346-bis, che disciplina il traffico di influenze, ovvero il delitto contro la pubblica amministrazione commesso da un individuo estraneo ad essa e che punisce l’intermediazione tra corruttori e corrotti. Il ddl Nordio ne smussa la fattispecie, che resta solo per le condotte particolarmente gravi: la relazione tra il mediatore e il pubblico ufficiale deve avere un riscontro fattuale, non può essere più semplicemente vantata. Inoltre, l’utilità data o promessa non potrà essere più considerata in termini di favori generici, ma deve avere un valore economico. Contestualmente la pena minima viene innalzata da un anno a un anno e sei mesi.

La stretta sulle intercettazioni

«Stiamo lavorando da tempo ad una riforma organica delle intercettazioni per dare un’attuazione radicale all’articolo 15 della Costituzione che indica nella segretezza delle conversazioni l’altra faccia della libertà», afferma Nordio, sempre in Transatlantico. Intanto, già l’articolo 2 della nuova legge interviene sulla materia. Tra i vari aspetti, la limitazione all’uso che ne possono fare i giornalisti: delle intercettazioni captate dalle autorità inquirenti, potranno pubblicare solo il contenuto «riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento». Ai pubblici ministeri, poi, viene chiesto di eliminare dai brogliacci e dai provvedimenti qualsiasi riferimento a persone estranee alle indagini. L’articolo 268 del Codice di procedura penale è dunque cambiato affinché «il pubblico ministero dia indicazioni e vigili sui verbali – eliminando le circostanze che – consentano di identificare soggetti diversi dalle parti» coinvolte nell’inchiesta.

Limiti anche all’utilizzo delle comunicazioni tra legali e indagati

Il ddl Nordio rafforza la tutela della libertà e della segretezza delle conversazioni tra l’avvocato e il suo assistito. Sarà vietata, infatti, «l’acquisizione di ogni forma di comunicazione, anche diversa dalla corrispondenza, intercorsa tra l’imputato e il proprio difensore, salvo che l’autorità giudiziaria abbia fondato motivo di ritenere che si tratti di corpo del reato». Inoltre, l’autorità giudiziaria o gli organi ausiliari delegati agli ascolti dovranno «interrompere immediatamente le operazioni di intercettazione quando risulta che la conversazione o la comunicazione rientra tra quelle vietate». Ma c’è anche un’altra tutela per le persone sottoposte a indagini preliminari: gli interrogatori, a partire dall’approvazione di questo provvedimento, dovranno «essere documentati integralmente, a pena di inutilizzabilità».

Le misure cautelari

Altra piccola rivoluzione inclusa nel ddl Nordio è quella sulle misure cautelari. Il testo introduce l’istituto dell’interrogatorio preventivo a cui sottoporre la persona oggetto delle indagini preliminari, prima di un’eventuale applicazione di misure cautelari. C’è di più: sempre prima di una possibile applicazione dei provvedimenti cautelari, dovrà riunirsi un collegio di tre giudici a riguardo. Non sarà più un solo magistrato a decidere, durante le indagini, l’applicazione della misura. Ovviamente, i magistrati saranno esentati dal dover svolgere l’interrogatorio preventivo qualora siano evidenti il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove da parte dell’indagato. Altresì, non sarà necessario svolgere tale interrogatorio se si tratta di reati gravi, commessi con l’uso di armi o con altri mezzi di violenza personale.

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