Ddl Sicurezza, la Lega introduce l’aggravante “no-ponte”: pene più dure per chi manifesta contro le grandi opere
Nuovo round di emendamenti nelle commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia della Camera. I deputati stanno intervenendo sul testo del ddl Sicurezza, che approderà in Aula il 5 agosto. Tempi stretti, anche in vista della pausa estiva che si concederà Montecitorio. Ieri – 9 luglio – la maggioranza, con la defezione di Forza Italia, si era concentrata sulla norma anti borseggiatrici: possibilità di carcere anche per le donne incinte o con un figlio minore di un anno. Oltre alle aggravanti introdotte dall’emendamento leghista per i reati commessi su treni, metrò e nei pressi delle stazioni. Oggi è ancora il partito di Matteo Salvini a intervenire sul provvedimento, corredandolo di un’altra aggravante. È la cosiddetta aggravante “no-ponte”: le commissioni riunite, a maggioranza, hanno approvato l’emendamento a prima firma di Igor Iezzi che aumenta le pene se «la violenza o minaccia è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica».
Non si può non collegare questa iniziativa a un tentativo di disincentivare le probabili proteste che si verificheranno vicino ai cantieri del Ponte sullo Stretto di Messina. Le opposizioni hanno lamentato che la destra vuole modificare il Codice penale inasprendo le pene in base alle ragioni per cui viene indetta una manifestazione. Il sottosegretario all’Interno del Carroccio, Nicola Molteni, ha provato a sminuire le polemiche: «Più che no-ponte – l’aggravante – è no-tav. Qui non si sanziona il dissenso, ma la violenza o la minaccia di chi se la prende con le forze dell’ordine. Si può dissentire ma nel rispetto delle regole. Noi non ce la prendiamo con i manifestanti, ma con i violenti». Comunque, la versione finale con cui è stato approvato l’emendamento è più morbida rispetto a quella proposta inizialmente dalla Lega: anziché introdurre un’aggravante in grado di incrementare le pene fino a due terzi, si è optato per un’aggravante comune, che aumenta le pene fino a un terzo e le controbilancia con le circostanze attenuanti.
Mauri (Pd): «Siamo davanti a un giro di vite liberticida senza precedenti»
«La destra stravolge il Codice penale per colpire categorie sociali che non gli portano consenso: giovani, rom, emarginati e chi lotta. Di nuovo un intervento odioso nel disegno di legge che possiamo definire “Insicurezza”: aumentano le pene per chi protesta. Questo modo di legiferare è molto lontana dal metodo democratico». Lo hanno dichiarato i capigruppo di Alleanza verdi e sinistra nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, Filiberto Zaratti e Devis Dori. Secondo il deputato del Partito democratico Matteo Mauri, ex viceministro dell’Interno, «si aggrava la portata della linea anti-dissenso del governo. Dopo l’approvazione di una norma che porterà alla reclusione anche per gli studenti che organizzano un sit-in pacifico per strada davanti a una scuola, oggi viene approvata una nuova norma che introduce un’aggravante per chi protesta contro la realizzazione di un’opera pubblica. Siamo davanti a un giro di vite liberticida senza precedenti che non trova alcuna motivazione se non quella di intimidire e limitare in maniera drastica libertà fondamentali e la possibilità di protestare».
Montaruli (FdI): «La sinistra scambia il lancio di bombe carta con la libertà di espressione»
La grillina Ketty Damante, invece, ha sentenziato: «Quando un governo non ha più argomenti e autorevolezza usa la forza di una legge creata apposta per reprimere il dissenso. Un emendamento contro le libere e pacifiche manifestazioni dei cittadini che si oppongono alla costruzione del Ponte di Messina». In risposta alle proteste è intervenuta Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: «Ritenere che l’aggravante vada ad alimentare uno scontro sociale significa immaginare il Codice penale non come un presidio di garanzia per chi è aggredito, ma come una provocazione verso chi delinque. È un’idea di diritto che non può trovare alcuna condivisione. È grave poi che le sinistre, pur di andare contro il governo, scambino la minaccia e la violenza per libertà di espressione. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la libertà di manifestare, semplicemente perché lanciare una bomba carta verso chi si mette a scudo per proteggere un cantiere è un’aggressione, non una libertà».
Gli altri emendamenti
Sono stati accantonanti, per il momento, altri emendamenti proposti dalla maggioranza e che avevano attirato critiche tanto delle opposizioni quanto delle associazioni di categoria. Il nodo è quello della canapa. È stata posticipata la discussione sull’emendamento del governo che vuole equiparare le inflorescenze della canapa industriale alla droga. Rimandato anche il confronto sul subemendamento leghista che prevede carcere e multe pesanti per chi utilizza «immagini o disegni, anche in forma stilizzata, che riproducano l’intera pianta di canapa o sue parti». Ciro Maschio, presidente del commissione Giustizia del partito di Giorgia Meloni, ha motivato così la scelta: «Essendoci ancora degli accantonamenti, rimane opportuno non procedere alla votazione di tutti i subemendamenti. Questo blocco di emendamenti rimane accantonato e lo riprendiamo quando ci sono le condizioni» per votare. Saltata anche la proposta del Carroccio per togliere ai pubblici ministeri le indagini sui reati commessi dalle forze dell’ordine in servizio e affidarle all’Avvocatura dello Stato. Infine, è stato raddoppiato il tetto delle spese legali – da 5 mila a 10 mila euro – per fornire assistenza legale agli appartenenti alle forze di Polizia e al corpo nazionale dei Vigili del fuoco indagati o imputati per fatti inerenti al servizio.
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