Zone 30. Cosa dice realmente lo studio del MIT sui 30 km/h e le emissioni a Milano, spiegato da uno degli autori

Umberto Fugiglando, membro del team di ricerca, illustra perché i risultati sono stati male interpretati

«A 30 all’ora si inquina di più». «Con il limite a 30 all’ora a Milano ci sarà più inquinamento». «Non serviva lo studio ma ora è ufficiale». Sono questi alcuni dei titoli e dei proclami che si leggono online, sui social e sulle testate nazionali e locali, in seguito alla presentazione di uno studio del MIT Senseable City Lab sugli effetti che una riduzione della velocità massima da 50 km/h a 30 km/h potrebbe avere sulle circolazione stradale nella città di Milano. La ricerca è stata presentata l’8 luglio scorso, in occasione del terzo forum The Urban Mobility Council, il think tank della mobilità promosso dal Gruppo Unipol. La maniera in cui i suoi risultati sono stati rappresentati è erronea e fuorviante. Infatti, il limite a 30 riduce le emissioni.

Per chi ha fretta:

  • Lo studio citato effettua una simulazione sulle velocità medie, ma non sugli effetti totali che il limite comporta.
  • Un’auto con motore a combustione che va a una velocità media di 30 km/h emette tendenzialmente più inquinanti e gas serra di una che va a 70 km/h.
  • Secondo la ricerca, la velocità media delle auto a Milano è 28 km/h.
  • Ma velocità media e limiti di velocità sono due cose diverse.
  • Come spiegato dal Research Manager del MIT a Open, la simulazione per ora non tiene conto della riduzione del numero di auto in circolazione che si verifica quando in una città viene applicato il limite a 30.
  • Inoltre, il limite a 30 porta a una guida più dolce, che riduce le emissioni.
  • Il Research Manager MIT prevede che a Milano «l’impatto complessivo della riduzione dei limiti di velocità possa portare ad una riduzione netta dell’emissione dei gas», come osservato nelle altre città europee dove il limite a 30 è stato applicato.

Analisi

I titoli fuorvianti di Milano Today, Ansa, Corriere della Sera e Rai News sono stati ripresi nei post social (altri simili qui, qui e qui).

Lo senti questo rumore? È il MIT, bellezza, e tu non ci puoi fare niente. Niente!

E invece no… Diranno che siccome loro dicono che è meglio a 30, è meglio a 30. Maledetto MIT fassista…

Bartolomeo Colleoni…

E adesso aspettiamo uno studio che dica se sotto i 50, particolarmente a 30, inquina meno una Euro1-2-3 o un’Euro 6… Spoiler: certo che inquina di più una Euro6, il catalizzatore deve arrivare a una certa temperatura…

Bartolomeo Colleoni, ripeto…

Negli articoli si legge che «l’applicazione del limite di 30 km/h» su tutte le strade di Milano le emissioni di CO2 aumenterebbero del 2,7%, mentre quelle di polveri sottili, particolarmente nocive per la salute umana, dell’1,5%. I tempi di percorrenza, invece, subirebbero un lieve aumento che va dai 2 agli 89 secondi.

Lo studio è stato condotto a partire dai dati di Unipol Tech raccolti da oltre 3,4 milioni di viaggi effettuati da veicoli nell’area del Comune di Milano nell’arco di 4 settimane del 2023, anonimizzati ed aggregati prima delle analisi. Recentemente presentato, deve ancora essere sottoposto al processo di revisione da parte di altri esperti del settore (peer review) prima di diventare a tutti gli effetti una pubblicazione scientifica.

Le velocità medie non sono i limiti

Come spiegato a Open da Umberto Fugiglando, Research Manager e Partnership Lead del MIT che ha seguito e gestito i dati di questo studio, la simulazione, basata sul modello COPERT dell’Unione Europea, «si basa unicamente sulle velocità medie ed evidenzia il lieve aumento di CO2 (2,7%) e PM (fino a 1,5%) nello scenario più restrittivo, ossia la riduzione del limite di velocità su tutte le strade non primarie dell’intero Comune di Milano». Il lieve aumento di emissioni è dovuto alla progettazione dei motori a scoppio delle auto, costruiti in modo da raggiungere la massima efficienza tra i 70 gli 80 chilometri orari. Lo studio fa notare che già adesso, nonostante i limiti siano generalmente impostati a 50 km/h, la velocità media della auto a Milano è di 28 km/h.

Accelerazioni più dolci inquinano meno

Ma parlare di velocità medie non equivale a parlare di limiti di velocità. Come spiega Fugiglando, l’analisi effettuata è solo «macroscopica», e non consente di tenere conto «dell’intensità delle accelerazioni e decelerazioni», che si riduce all’abbassarsi della velocità e dunque comporta una diminuzione complessiva delle emissioni, come ampiamente attestato dalla letteratura scientifica in merito. Inoltre, continua il ricercatore, «non sono stati presi in considerazione la riduzione del numero di automobili circolanti conseguente all’incentivo all’uso della mobilità attiva (termine che definisce principalmente la mobilità pedonale e ciclabile, ndr) e alla micromobilità, che anch’esso comporta una riduzione complessiva delle emissioni. Le città 30, infatti, prevedono la riduzione dei limiti di velocità in contemporanea all’estensiva promozione del trasporto pubblico e dell’uso della bicicletta, anche tramite l’introduzione di piste ciclabili, come avvenuto recentemente a Barcellona e Parigi». 

Il limite a 30 km/h riduce le emissioni

Dunque, conclude l’esperto del MIT ribadendo quanto dichiarato nella presentazione delle ricerca all’Urban Mobility Council, «combinando gli effetti primari simulati e gli effetti secondari sopra riportati ma per cui non è ancora stata effettuata una simulazione, prevediamo che l’impatto complessivo della riduzione dei limiti di velocità possa portare ad una riduzione netta dell’emissione dei gas. Questo sarebbe consistente con i risultati osservati in altre città Europee oggetto di riduzione totale o parziale dei limiti di velocità a 30km/h in cui è stata riportata una riduzione media del dell’emissione di gas. Nello stesso studio vengono riportati dati osservati di riduzione degli incidenti (23%), mortalità (37%), e feriti (38%)».

Conclusioni

Uno studio del MIT sugli effetti che il limite a 30 km/h sulle strade di Milano avrebbe sulle emissioni di gas serra e sostanze inquinanti è stato mal interpretato per sostenere che queste aumenterebbero, quando in realtà, come spiegato da uno degli autori della ricerca a Open, se ne verificherebbe una diminuzione.

Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

Leggi anche: