Von der Leyen cede a Verdi e Liberali: «Nessun’intesa strutturale con Meloni». E l’Afd fonda un altro gruppo Ue di estrema destra
Non c’è due senza tre. Dopo i Conservatori e riformisti europei – gruppo guidato dai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni – e i nuovi “Patrioti per l’Europa” in cui siedono i nazional-populisti di Lega, Rassemblement National, Fidesz e altri Paesi europei, nasce oggi al Parlamento europeo un nuovo gruppo politico di destra, se possibile ancor più radicale. Si chiamerà “Europa delle nazioni sovrane” e sarà guidato principalmente, come da anticipazioni degli ultimi giorni, dai tedeschi nostalgici dell’AfD. Il gruppo è stato formato ufficialmente oggi con la riunione costitutiva al Parlamento europeo: il presidente della nuova formazione sarà l’eurodeputato tedesco dell’AfD René Aust. Che questo gruppo, così come quello ispirato da Viktor Orbàn nell’ultima settimana, resteranno fuori dal perimetro della nuova maggioranza europea, non c’è dubbio. Il “cordone sanitario” anti-estremisti è già pronto. Il problema, per Ursula von der Leyen ma pure per Giorgia Meloni, è che diverse altre formazioni della futuribile maggioranza premono con forze perché fuori dai giochi resti pure l’Ecr guidato dalla premier italiana. Dopo i socialisti e democratici, lo hanno ribadito con chiarezza oggi alla presidente-ricandidata alla guida della Commissione Ue sia i liberali di Renew sia i Verdi, dei cui voti von der Leyen ha bisogno per assicurarsi la rielezione. Di fronte a tale forcing su di lei e sul Ppe per escludere dal perimetro della maggioranza i Conservatori (ancor più di FdI sono considerati “impresentabili” soprattutto i polacchi di Diritto e Giustizia), oggi l’ex ministra di Merkel si è dovuta sbottonare in termini inediti: «Con il gruppo Ecr non ci sarà una cooperazione strutturale», ha assicurato von der Leyen nell’incontro con la delegazione di Renew, protrattasi per oltre due ore.
Il gioco delle stampelle: Ecr fuori, Verdi dentro?
Il che, tuttavia, non esclude ovviamente accordi ad hoc soprattutto con Meloni e la sua pattuglia, né tanto meno che confluiscano su di lei i voti di FdI. Sempre che la premier, a questo punto, consideri conveniente prestarsi a tale gioco, dopo essersi ritrovata ai margini degli equilibri politici già in sede di nomine dei top jobs da parte dei capi di Stato e di governo. Di certo c’è che sull’altro versante a fare da ulteriore stampella alla maggioranza restano invece pronti i Verdi, che valuteranno però con attenzione il programma che von der Leyen presenterà in Aula la prossima settimana. Soprattutto per capire quali impegni ha in animo di confermare sul fronte della transizione ecologica, oltre che della giustizia sociale. «Non c’è ancora una conclusione, vedremo cosa presenterà nelle sue linee guida in plenaria. In quell’occasione parlerà a tutti e sarà lì che vedremo dove siamo. Abbiamo ancora bisogno di negoziati, di un’altra settimana», hanno detto la termine dell’incontro con la leader tedesca i co-presidenhti dei Verdi Ue, Bas Eickhout e Terry Reintke, dopo la riunione con Ursula von der Leyen. Ma la rotta appare tracciata, a meno di sorprese: «Il Ppe nel corso della campagna ha mandato un messaggio chiaro sul dialogo con i partiti pro-Ucraina, pro-Ue e pro-Stato di diritto. Non vediamo altre opzioni che non l’unione di questi quattro partiti Ue», hanno chiaro Reintke e Eickhout.
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