Cosa è emerso finora dal vertice Nato: F16 e 40 miliardi a Kiev. Il 2 per cento del Pil alla difesa dei Paesi Alleati, Meloni: «Sì, ma con i nostri tempi»
Il vertice della Nato a Washington è iniziato sotto la buona stella per l’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno annunciato ulteriori jet F16 già partiti, dalla Danimarca e dai Paesi Bassi, che saranno operativi entro l’estate a Kiev. Una vittoria per Volodymyr Zelensky, presente nella capitale americana anche se non al vertice. Inoltre l’Ucraina otterrà oltre 40 miliardi di euro in assistenza finanziaria e alla sicurezza. Il presidente Joe Biden, che sul vertice ci scommette, mentre in tanti discutono se debba o no perseguire il suo secondo mandato, ha detto che Kiev «può e fermerà Vladimir Putin». Ma davanti agli slogan quello che è da analizzare solo le dichiarazioni. Come quelle per l’appunto del presidente ucraino che però, oltre ad esultare, reclama altro, affermando che di «F16 ne servono almeno 128 per eguagliare la Russia nei cieli».
Il 2 per cento del Pil per la difesa. La precisazione di Meloni
«Arriveremo al 2% del Pil» per la difesa in tutti i paesi dell’Alleanza. A ribadirlo è stato oggi il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, a Washington durante la conferenza stampa pre-vertice. Stoltenberg ha confermato il «supporto della Nato all’Ucraina, che ha bisogno del nostro sostegno» e sostiene «che gli alleati concordino un messaggio forte sull’adesione di Kiev, che è in corso di negoziazione in questo momento». Una indicazione smorzata dalla premier Giorgia Meloni che è d’accordo sulla cifra, spiega, ma ovviamente «da dare con i tempi e le possibilità che abbiamo» e considerando anche «l’impegno complessivo del Paese nella Nato», dove siamo «tra i maggiori contributori di personale in quasi tutte le missioni e le operazioni di pace». La premier ha poi dichiarato: «L’Italia è oggi in grado di annunciare che la traiettoria della spesa per la difesa nel 2024 è in aumento. Il 2% è tra i nostri obiettivi, ma non è l’unico. Dobbiamo anche lavorare a un’industria della difesa innovativa e competitiva, che tragga vantaggio dalla complementarità tra Nato e Ue». Attualmente, secondo quanto ricostruito da Ansa, il 2% del Pil che il governo punta a destinare alla difesa vale ad oggi poco più di 40 miliardi di euro. Negli ultimi anni la percentuale è andata riducendosi, anche se di pochi decimali. Secondo i dati forniti dal ministero di Guido Crosetto, nel 2020 la spesa è stata dell’1,59% sul Pil, nel 2021 l’1,57, nel 2022 l’1,51 e nel 2023 l’1,46 per cento (anche se il Pil è andato parallelamente aumentando). Si tratta in valore assoluto di circa 29 miliardi di euro.
Intesa Elsa tra Italia, Francia, Germania e Polonia per gli attacchi a lungo raggio
Francia, Germania, Italia e Polonia firmeranno domani a margine del summit Nato di Washington una lettera di intenti sul cosiddetto Elsa (European Long-Range Strike Approach). Lo annuncia l’ambasciata francese a Washington, spiegando che «l’Elsa mira a migliorare la nostra capacità, come europei, di sviluppare, produrre e fornire capacità nel campo degli attacchi a lungo raggio, che sono estremamente necessarie per scoraggiare e difendere il nostro continente». Alla cerimonia della firma è prevista la presenza dei ministri della difesa dei quattro Paesi.
Il monito alla Cina
L’unico nodo ancora da sciogliere è l’adesione di Kiev alla Nato, su cui alcuni Paesi hanno ancora delle riserve. Finora c’è l’accordo di massima sull’irreversibilità del processo, ma non è ben chiaro se verrà esplicitato un timing. Quello su cui invece non c’è alcuna remora a diffondere è il monito alla Cina. Su questo i 32 paesi membri sono in linea e l’invito che sarà rivolto a Pechino è quello si smettere ogni sostegno politico e materiale a Mosca. Proprio perché la Cina è membro del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e l’appoggio al Cremlino costituisce «un pericolo per l’Europa e la sicurezza».
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