Giacomo Bozzoli, il figlio conferma la versione della madre: le tappe della coppia prima di salutare il padre a Marbella

Il piccolo di 9 anni è stato sentito in audizione protetta dalla procura di Brescia. Scatta la caccia ai complici del latitante

Ha confermato il racconto fatto da sua mamma, Antonella Colossi, il figlio di Giacomo Bozzoli, 9 anni compiuti da poco, che era con i genitori fino al primo luglio quando il padre Giacomo è scappato dopo essere stato condannato in via definitiva all’ergastolo. La condanna definitiva con ergastolo, per l’omicidio dello zio Mario, gettato nel forno dell’azienda di famiglia l’8 ottobre 2015 a Marcheno, nel Bresciano, è arrivata quando Bozzoli si trovava già all’estero con la compagna e il figlio. Il piccolo è stato ascoltato oggi 11 luglio, in modalità protetta, dai pm. E avrebbe sostanzialmente ripetuto la testimonianza di Colossi dopo il rientro in Italia. L’improvvisa perdita di memoria di lei continuava a non convincere la procura che ipotizzava un possibile depistaggio. Confermato il viaggio in Spagna della famiglia, con tappa in precedenza in Costa azzurra, poi all’acquario di Valencia e infine a Marbella, dove il padre lo avrebbe salutato il bambino per poi continuare da solo la fuga.


«Gli daremo la caccia senza allentamenti di tensione»

Sull’uomo c’è un mandato d’arresto europeo. Gli investigatori, con l’aiuto dell’Interpol, continuano a seguire anche la pista dei paesi dell’Est. «La magistratura requirente e la polizia giudiziaria daranno la caccia senza allentamenti di tensione», ha precisato il procuratore generale Guido Rispoli, intervistato dal Giornale di Brescia, parlando della fuga all’estero del 39enne. «Non avrà vita facile – ha aggiunto il pg – Se gli interessa veramente il bene del figlio dovrebbe costituirsi. Solo così la vicenda non sarà più una notizia e la sua famiglia potrà ritrovare un po’ di tranquillità».


La ricerca dei complici

Bozzoli potrebbe trovarsi all’estero con nuovi documenti e un nuova immagine. La procura di Brescia ha aperto un’inchiesta contro ignoti per procurata inosservanza della pena in merito alla latitanza dell’uomo. Lo scopo è quello di trovare eventuali complici che possono aver aiutato Bozzoli a progettare e realizzare la fuga. Anche perché l’uomo potrebbe aver usato una controfigura per il viaggio in Maserati che è stato immortalato dalle telecamere il 23 giugno. Dalle indagini è emerso che Bozzoli e Colossi hanno chiesto di saldare i conti di una pizzeria italiana in Svizzera e di un paio di negozi in zona in franchi. Forse già prima della partenza si erano sbarazzati di carte di credito ed euro.

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