La Cassazione conferma il carcere per un palestinese arrestato all’Aquila, accusato di terrorismo. Nuovo processo per gli altri due indagati
Conferma: questa è l’ultima parola che la Corte di Cassazione ha messo sul caso di Anan Yaeesh, 37enne palestinese arrestato lo scorso 29 gennaio e indagato per terrorismo dalla procura dell’Aquila insieme ad altri due connazionali Ali Saji Rabhi Irar e Mansour Doghmosh. Tutti e tre, a diverso titolo, sono accusati di collaborare con il Gruppo di risposta rapida Brigate Tulkarem, parte delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa, organizzazione che l’UE riconosce come terroristica. Il ricorso contro le misure cautelari promosse dal Gip, discusso ieri dalla Suprema Corte, è arrivato dopo che una sentenza del tribunale di riesame dell’Aquila ha salvato il trio dall’estradizione, riconoscendo che in Israele sarebbero andati incontro a «trattamenti disumani».
Un caso politico
L’avvocato di Yaeesh, Flavio Rossi Albertini, ha più volte spiegato come la vicenda abbia un forte valore politico. Per gli altri due imputati la misura cautelare sarà nuovamente discussa al tribunale del Riesame dell’Aquila.
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