Creò falso testamento di Silvio Berlusconi: ora vuole parlare ai pm
Vuole parlare Marco Di Nunzio, l’imprenditore 56enne che avrebbe cercato, attraverso un falso testamento colombiano di Silvio Berlusconi di accaparrarsi l’eredità del fondatore di Forza Italia. Di Nunzio, che avrebbe minacciato anche i figli del defunto leader azzurro, è nato a Torino e da tempo vive in Colombia. Ha ricevuto, lo scorso 23 maggio, la notifica della chiusura indagini in vista della richiesta di processo, firmata dal procuratore di Milano Marcello Viola e dalla pm Roberta Amadeo, e allo stesso tempo, quel giorno, è stato anche arrestato dall’autorità giudiziaria colombiana per presunti falsi commessi nel paese estero, tra cui proprio quello sul fantomatico testamento di Silvio, denunciato anche da una notaia di Cartagena. Il 56enne ha chiesto di essere sentito dai pm milanesi. E ora gli inquirenti stanno organizzando le modalità per l’interrogatorio da remoto, con il supporto dell’ambasciata italiana in Colombia.
Di Nunzio e i tre testamenti da 20 milioni di euro, tra yatch e finanziamenti a Forza Italia Colombia
Di Nunzio, secondo il lavoro della procura, avrebbe creato tre diversi falsi testamenti olografi, sottoscritti il 21 settembre 2021 nell’ufficio della “Notaria Primera di Cartagena – Bolivar“. In questi il presunto leader politico gli lasciava «liquidità, quote societarie, imbarcazioni ed immobili». Nello specifico «venti milioni di euro con l’onere di innalzare la struttura politica Forza Italia e i club Forza Silvio in Colombia», 6 milioni come da «depositarsi su un conto corrente a Miami», la «nave Principessa Vai Via» e tutti gli altri yacht, il 100% delle azioni delle società proprietarie «delle ville ad Antigua» e il 2% della «holding Fininvest Finanziaria». L’accusa potrebbe esser anche quella di tentata estorsione, dato che in un servizio di Report il 22 ottobre 2023, dove si parla anche del suo caso, dichiarava: «Vediamo di arrivare a un accordo direttamente con la famiglia Berlusconi, sennò facciamo direttamente causa (…) andiamo a fare una transazione a saldo e stralcio con la famiglia Berlusconi, se no arriviamo ad un accordo». Nel servizio trasmesso in Rai l’uomo dichiarava di esser pronto a diffondere dei documenti inequivocabili.
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