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L’arresto di Giacomo Bozzoli nella sua villa a Soiano: «Sono innocente, fatemi vedere mio figlio»

giacomo bozzoli arresto latitanza
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Le domande senza risposta: come ha fatto ad arrivare senza che nessuno se ne accorgesse? Chi lo ha aiutato? È stato preso grazie a una soffiata?

Giacomo Bozzoli era nascosto dentro al cassettone del letto matrimoniale della villa a Soiano, sul lago di Garda, in provincia di Brescia. Al collo aveva un borsello con dentro 50 mila euro in contanti. «Vi prego, fatemi vedere mio figlio», sono state le prime parole dette in lacrime ai carabinieri. La procura lo ha localizzato nella sua villa all’alba di ieri. Secondo gli investigatori è tornato in Italia dalla Spagna tre o quattro giorni dopo la moglie Antonella Colossi e il figlio. È arrivato nella notte di mercoledì e ieri è stato catturato. Ma se questa ricostruzione è vera, come ha fatto a rientrare nella villa senza che nessuno se ne accorgesse? Oppure è lì da più tempo? Ovvero da quando è stato dichiarato ufficialmente latitante? Oggi Bozzoli dovrà rispondere alle domande degli inquirenti e potrà fugare ogni dubbio su una latitanza strana.

La latitanza in Italia per stare con il figlio

Secondo i magistrati Bozzoli è tornato in Italia per il figlio. «Era ridotto a nascondersi nel suo ambiente, quasi fosse Messina Denaro, un mafioso infilato in un doppio fondo del suo letto. Illuso fino all’ultimo di poter contare su connivenze locali», dicono gli inquirenti a Repubblica. Bozzoli secondo questa ricostruzione sarebbe arrivato nella villa a bordo di un’auto a noleggio con conducente. Avrebbe anche inviato una lettera ai giudici, non ancora recapitata. A mettere sulla strada giusta gli inquirenti l’interrogatorio del figlio, durante il quale il bambino aveva fatto riferimenti «non congruenti con una fuga per sempre verso un paese lontano». «Certo, tornando ha fatto un passo falso», dice chi l’ha arrestato. «Forse pianificando una tappa per fuggire lontano dai luoghi dove era stato segnalato, o cedendo già alla nostalgia di casa e della famiglia».

Una soffiata?

Si parla anche di una possibile soffiata che ha messo sulla strada giusta gli inquirenti. «Non voleva certo consegnarsi», ha commentato il procuratore di Brescia Francesco Prete. «Altrimenti si sarebbe comportato diversamente e non si sarebbe nascosto in casa con barba e baffi e con 50mila euro in contanti nel borsello». Il Corriere della Sera dice che Bozzoli potrebbe essere tornato in Italia il 5 luglio. Ovvero quando è tornata la compagna Antonella Colossi con il bambino di 9 anni. Potrebbe essere arrivato con loro in stazione a Milano, dove si sono separati. Poi avrebbe raggiunto la villa sul lago di Garda, per rimanere nascosto lì per giorni. Ma questo scenario significa che Colossi sapeva tutto e che ha mentito agli inquirenti. Che adesso cercano i complici. E fanno capire che lui si è anche in qualche modo tradito.

La leggerezza di Giacomo Bozzoli

«Non ci ha pensato e ha commesso una leggerezza, diciamo così. Ha fatto qualcosa che ha reso possibile rintracciarlo», dice una fonte al quotidiano. L’ultima traccia di lui: un fermo immagine nella hall del resort Hard Rock di Marbella il 30 giugno. Poi il nulla. Niente telefonino, nessuna traccia della Maserati Levante, nessuna segnalazione o anche solo sospetto della sua presenza dal primo luglio a ieri. Che si trovava in Spagna, poteva salpare sulle navi che salpano verso i paesi extra Schengen. Ma ha scelto di tornare a casa. Nascondendosi in un cassettone e annunciando poi di avere «cose importanti» da dire sull’omicidio dello zio Mario, per il quale è stato condannato all’ergastolo. Cosa? Da ieri è nel carcere di Canton Mombello, uno dei più affollati d’Italia.

«Sono innocente»

«Sono innocente, farò di tutto per ottenere la revisione della sentenza», ha ribadito come già detto nei processi. Era solo, non aveva armi e si è arreso docilmente quando il suo nascondiglio è stato scoperchiato. È tornato in Italia per il figlio? «Le indagini al momento non lo confermano ma non è da escludere che lo abbia fatto per non perdere il contatto con lui. Il bambino è stato ascoltato fino alla serata di ieri e stasera lo abbiamo preso. Se sia stata una coincidenza o meno lo vedremo», ha concluso ieri il procuratore.

Chi era Mario Bozzoli

Mario Bozzoli, 52 anni, imprenditore, scomparve dalla fonderia di Marcheno (Brescia) la sera dell’8 ottobre 2015. Alle 19.12 chiamò la moglie Irene per dirle che l’avrebbe raggiunta in un ristorante sul Garda. Non ci arrivò mai. La sua auto nel parcheggio, i suoi abiti nello spogliatoio e lui sparito nel nulla. L’allarme scattò attorno alle 22 di quella sera. Per i giudici è stato il nipote Giacomo a ucciderlo aggredendolo vicino ai forni. Poi ha affidato il corpo a Giuseppe Ghirardini (operaio misteriosamente morto per aver ingerito cianuro poco dopo la scomparsa di Bozzoli), il quale dietro compenso l’avrebbe gettato nel forno. Il movente? Economico: lo zio non condivideva la gestione «allegra» dell’azienda da parte di fratello e nipote.

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